mercoledì 28 dicembre 2011

Addio 2011 ♥

Saluto il 2011 che è agli sgoccioli...
Saluto questo Anno importante per me perché mi ha portato l'Amore
Saluto le persone che ho avuto più vicine quest'anno e quelle che invece hanno deciso di uscire dalla mia vita
Saluto i miei malumori, le litigate, i pianti che avrei voluto evitare
Saluto i momenti felici che porterò sempre nel cuore e custoditi nella mente
Saluto chi ha sofferto quest'Anno e lo sta ancora facendo
Saluto te che stai leggendo questo pensiero   

sabato 10 dicembre 2011

Film... Natalizio eccomi !!!

Carissimi lettori,
vi piacerebbe mettervi comodi, con una copertina calda sulle gambe, a sorseggiare una cioccolata calda in perfetto stile "pre-natalizio" ? E perchè no, accompagnati da un piacevole film che parli proprio del Natale? 
Se la vostra fantasia di questo sabato pomeriggio si avvicina a questa, allora mi permetto di consigliarvi un bel film: "Natale in affitto" !

TRAMA
Davanti alla prospettiva di passare un altro Natale da solo, Drew torna in pellegrinaggio nella sua casa d'infanzia e decide di "affittare" per le feste la famiglia di sconosciuti che nel frattempo vi si è insediata. Li pagherà 250 mila dollari, a patto che fingano di essere per lui una madre, un padre e un fratello minore. Il nonno viene invece assoldato da una compagnia di teatro amatoriale. Ma Drew non ha fatto i conti con la sua "sorellastra" Alicia, legittima figlia dei suoi non genitori, che, tornata a casa la vigilia di Natale, vorrebbe mettere fine alla farsa.
Con: Ben Affleck,Christina Applegate, James Gandolfini.

Durata:
 91 minuti.
Anno:
2004.

 

mercoledì 7 dicembre 2011

Un buon libro da leggere !

Titolo: Promessi Vampiri
Autore: Beth Fantaskey
Uscita: Maggio 2010
Prezzo: 
€ 16,50

Trama: 
Sposarsi con un vampiro non era nei piani di Jessica Packwood, studentessa all’ultimo anno di liceo. Ma Lucius Vladescu, uno studente straniero dalla bellezza folgorante, compare nella sua vita e le rivela le sue vere origini: Jessica è stata adottata; il paese da cui proviene è la Romania e i suoi veri genitori sono i capostipiti di un potente clan di vampiri, i Dragomir. Lucius e Jessica sono stati promessi in matrimonio al momento della nascita e hanno il compito di riportare la pace fra i Dragomir e i Vladescu. Jessica, dapprima scettica, si trova così a dover lottare per riconquistare il suo principe, evitare una guerra fra vampiri di proporzioni mondiali e salvare l’anima di Lucius dalla dannazione eterna.


...E la storia continua con il secondo capitolo della saga, "Promessi Vampiri- The dark side" !!!
Titolo: Promessi Vampiri- The dark side

Autore: Beth Fantaskey

Uscita: Ottobre 2011
Trama:Prezzo: € 16,50

Trama: Dopo un matrimonio da favola, Jessica ora si aggira in uno spettrale castello immerso nelle nebbie dei Carpazi e sta cercando di adattarsi al difficile ruolo di principessa. Per amore di Lucius ha cambiato paese, abitudini alimentari – da vegana convinta ora si nutre di sangue – e anche il suo nome: adesso è Antanasia Dragomir Vladescu, futura regina dei vampiri. Ma i malefici parenti stanno tramando un complotto per impedire l’ascesa al trono della giovane coppia. Lucius viene ingiustamente recluso nelle segrete del castello e Jessica-Antanasia deve affrontare con coraggio gli oscuri nemici per difendere il suo amore e il suo regno. Jessica però non è sola, può contare sull’aiuto di due validi e quanto mai improbabili paladini: la sua migliore amica Mindy, armata di asciugacapelli, e l’affa-scinante Raniero, l’unico vampiro abbronzato della storia della narrativa.

Correte a comprarlo in libreria, non ve ne pentirete ;)









CAPITOLO 7: – Il primo appuntamento – S.



Riattaccai il telefono di casa di Anne e mi incamminai verso il salotto. Avevo appena risentito i miei genitori e avevo fatto il possibile per mantenere calma la mia voce e tranquillizzarli sul fatto che stavo davvero bene a Crystal Lake. Mi piaceva molto quel posto ma avevo la sensazione che le cose pian piano si stessero complicando: ero arrivata lì per fuggire da un ragazzo, e ora mi ritrovavo a pensare a ben due ragazzi dopo solo cinque giorni dal mio arrivo. Soltanto tre sere prima non volevo partecipare alla cena organizzata da zia Anne, ma poi erano successe delle cose che inspiegabilmente mi avevano turbata: avevo incontrato per la prima volta quella ragazza, Jane e , a giudicare da come parlava con Erik, come lo guardava e come erano in confidenza anche con i gesti, avrei giurato che quei due avessero una storia; poi per la prima volta mi ero trovata a chiacchierare brevemente con lui e, anche se tentava di nasconderlo, qualcosa doveva averlo ferito durante quell’incontro con Jane e io non volevo immischiarmi in quella situazione; infine, la cosa più shockante tra tutte, era legata a John che, con mia grande sorpresa, mi aveva dato il suo numero e aveva accennato ad un appuntamento. Che situazione! Avevo aggiornato la mia amica Claire sugli ultime novità tramite messaggi e mail, perché , in qualche modo, non volevo lei notasse dal tono della mia voce tutto il mio coinvolgimento nei confronti di Erik e John dopo così poco tempo. Inoltre non me la sentivo di fare un simile torto nei confronti di Matt, seppure io non gli dovevo niente; era forte il contrasto tra le mie fantasie su un ipotetico ragazzo con cui uscire e i sensi di colpa che quelle fantasie suscitavano in me, perché sapevo perfettamente quanto una simile notizia avrebbe distrutto il mio migliore amico. Cosa dovevo fare? John, come se non bastasse, mi aveva ripetutamente cercata al telefono di casa di Anne e io, puntualmente avevo trovato mille scuse per non rispondergli. Davvero era convinto che avrei preso il suo numero e lo avrei chiamato? Magari sarebbe stato opportuno da parte mia scrivergli un messaggio, spiegargli che non ero pronta per frequentare un ragazzo, ma se lo avessi fatto lui avrebbe avuto il mio numero e, ci avrei scommesso, avrebbe insistito con messaggi e chiamate. D’altro canto, non era carino che zia Anne fosse obbligata puntualmente a rispondere al telefono al posto mio come copertura e, anche se non lo diceva, sapevo che questa situazione non le piaceva molto. Entrata nel salotto, mi misi a sedere comodamente sul divano. Non avevo mai notato quanto zia Anne fosse minimalista nella cura dei dettagli: conservava ogni singolo oggetto, sia che lo avesse acquistato da sé, o che le fosse stato regalato; le vetrine del salotto erano curate e ordinate. Chissà quanto tempo mia zia passava a riordinare e spolverare, visto che comunque l’ordine e la pulizia erano impeccabili in casa sua. In quel preciso istante entrò nella stanza adiacente con i sacchetti della spesa e, da brava nipote, corsi ad aiutarla. “Sei un tesoro cara” era ammirabile questa donna, nonostante le fatiche e la stanchezza, riusciva a sorridere trasmettendo tranquillità a chiunque le si trovasse intorno.
“Figurati, zia.. poco fa ho sentito i miei e hanno confermato cha tra qualche giorno saranno qui..”
“Oh come sono contenta! Così potrò finalmente rivedere tuo fratello Logan, quell’adorabile peste.” Scoppiammo a ridere, ma la mia risata finì troppo preso e lei lo notò:
“Tesoro - mi invitò a sedermi vicino a lei – cosa c’è che non va? Non ti piace stare qui? Ti mancano gli amici della città?”
“Oh no zia, non si tratta di questo.. sicuramente i miei amici mi mancano, ma io adoro questo posto e ti sono così grata per la tua ospitalità, lo sai.. non vedevo l’ora di trascorrere di nuovo le mie vacanze qui da te, come un tempo..” abbassai lo sguardo..
“Allora cara, cosa c’è che ti rende così pensierosa? Si tratta di ragazzi?” non appena pronunciò quelle parole, la fissai spalancando gli occhi per una frazione di secondo, subito dopo ripresi il controllo e guardai altrove. Lei continuò: “Avrò anche la mia età tesoro, ma sono stata adolescente anch’io e so come ci si sente.. Se ti va di parlarne, io sono qui” e il suo sincero sorriso, fu come un caldo, rassicurante abbraccio.
“Zia.. cosa sai dirmi di John? E di Erik? Insomma…lui è fidanzato con quella ragazza, Jane?”
Vidi mia zia sorridere divertita, ma aveva tutta l’aria di chi sospettasse già qualcosa ancor prima che io aprissi bocca: “Entrambi sono bravi ragazzi, li conosco sin da quando erano solo dei bimbi birbanti. Spesso venivano qui a casa con i loro genitori e si divertivano un mondo a fare i bagni nel lago. Conosco bene le loro famiglie perché lo zio Frank spesso aveva lavorato con i loro papà. John è sempre stato un ragazzo ribelle, eppure, ciò che gli ho visto fare per te, mi ha spiazzata letteralmente, sembra che tu gli piaccia davvero..” La interruppi: “ E che problema ha Erik invece? Sembra che io non gli sia molto simpatica..”
“Ma no... Imparerai a conoscere meglio quel ragazzo e ti stupirà per quanto sa essere dolce e disponibile.. Sai…può apparire freddo e distaccato, ma questo suo atteggiamento è solo una difesa”.
“Una difesa da cosa? Dalle ragazze?”
“In un certo senso…lui e Jane, per tanto tempo, sono stati la coppia più invidiabile di tutta Crystal Lake, sempre molto affiatati e romantici.. Ma quella ragazza è sempre stata più attenta a curarsi le amicizie e ad arricchire la sua reputazione, piuttosto che a badare a ciò che conta per davvero.. Non so in quali rapporti stiano ora, ma credo che qualcosa si sia incrinato nel loro rapporto e conoscendo Erik, non è un bel momento per lui.”
Le ultime rivelazioni mi abbandonarono maggiormente nello sconforto.. Probabilmente Erik era innamorato di Jane e di sicuro non avrebbe pensato a me in nessun modo. Almeno mi convinsi che non mi detestava. “ Capisco zia.. posso solo immaginare come si senta.. spero per lui che riesca a venirne a capo.” Lo dissi con estrema sincerità, anche se, l’idea che a lui non potessi minimamente interessare come ragazza, mi infastidiva. ‘Ma Althea!! Come puoi organizzare simili pensieri?’ mi resi conto che la mia mente era un tantino contorta e il fatto che volessi essere ammirata da tutti i  ragazzi, era proprio assurda! Mi alzai e dopo aver riordinato la spesa di mia zia le dissi “Io esco.. credo che farò due passi per schiarirmi un po’ le idee.. farò ritorno per cena”. Anne mi guardò attentamente, poi aggiunse “Mi raccomando, fa attenzione!” ma io ero ormai già sul vialetto di casa... Imboccai il sentiero che girava intorno al lago e, mentre ero assorta nelle mie perplessità, una mano sulla spalla catturò la mia attenzione:
“Ciao Thea!” mi girai, era Jane. ‘Che bel tempismo!’ pensai..
“Ciao Jane..”
“Voglio presentarti Helen, la mia migliore amica” strinsi la mano all’altra ragazza, dai capelli rossi e gli occhi verdi.
“Stavamo facendo due passi, ma lei deve tornare a casa ora e mi chiedevo se ti andava di continuare a fare una passeggiata con me, magari ci conosciamo meglio!” sorrise. Peccato che io non godevo dello stesso entusiasmo, ma annuii.
“Perfetto! Allora Helen, ti chiamo stasera quando tornerò a casa, ok?”
La sua amica le scoccò due baci sulle guance e poi si rivolse a me: “è stato un piacere conoscerti. Jane mi ha detto che sei la nipote di Anne.. sarà davvero interessante sapere di più su di te, sulle tue esperienze, sulla città, e..i ragazzi” ridacchiarono lei e Jane. “Alla prossima e divertitevi anche senza di me”. Iniziai da subito a pensare a quanto fossero superficiali quelle ragazze, come se io, provenendo dalla città, fossi l’emblema della trasgressione. Jane mi prese subito sotto il braccio e iniziammo a camminare:
“Allora Thea, come ti trovi qui a Crystal Lake? Ti stai ambientando?”
“Sto benissimo - mentii- e ho sempre adorato questo posto sin da quando ero piccola.”
“Si, immagino.. è la magia di questo posto!” era sempre così super elettrizzata questa ragazza? Non sembrava stesse soffrendo per la fine di una relazione..
“è un peccato, comunque, che tu ti sia imbattuta in Erik e John sin da subito..” era vaga, così insistetti:
“In che senso, scusa?”
“Ah beh, è un piccolo paesino e le voci girano in fretta.. Tutti sanno del vostro incontro-scontro dal ferramenta. John a volte sa essere proprio un idiota!” e scoppiò in una risata che trovai irritante. Non sapevo neanche perché mi ritrovai a difenderlo: “John non è un’idiota! Voleva solo scherzare..”
“Ma certo, Thea – mi irritava persino che mi chiamasse con il diminutivo concesso solo ai pochi amici cari e ai familiari- secondo me, quel ragazzo si è preso una bella cotta per te” mi guardava con insistenza, come volesse scorgere dalla mia espressione , qualcosa che a parole non avrei osato rivelare. Decisi di essere più sfacciata e le chiesi: “E tra te ed Erik? Ho notato che c’è una bella confidenza tra voi..”
Il suo sguardo si fece malizioso: “Erik è un così caro ragazzo.. abbiamo avuto una splendida storia insieme e, ad essere sinceri.. beh il nostro rapporto sta continuando alla perfezione!” si atteggiò spostando i suoi lunghi capelli biondi dalla spalla.. Quindi era così…lei ed Erik erano una coppia e le cose tra loro continuavano bene a sentir lei.. eppure guardando lui, si poteva dire il contrario.. Molto strano, pensai…
Lei aggiunse: “credo che si sia innamorato di me.. all’inizio avevo paura che le cose stessero diventando troppo serie tra noi, ma poi ho capito che è lui il ragazzo che voglio tutto per me..” quelle parole bruciarono prepotenti nelle mie orecchie.. non volevo sentire di più! Mi scostai da lei e a voce un po’ troppo alta dissi “Sono proprio felice per voi, ma adesso devo proprio andare.. Ciao!”
“Ma come? Vai già via?”. Non mi voltai neppure e continuai a camminare a passi svelti. Poi, un po’ per l’irritazione che quelle parole mi avevano provocato, un po’ perché agii senza pensarci, infilai la mano nella tasca dei miei jeans, e presi il biglietto di John, con il suo numero di telefono. Composi il numero e attesi quegli istanti come fossero eterni..
“Pronto? Chi parla?”
“Ciao John, sono Althea.. scusa se non mi sono fatta sentire negli ultimi giorni..”
“Ma che bella sorpresa! Sono così contento che tu abbia chiamato..”  e ancora prima che io potessi proporre qualcosa da fare insieme, lui aggiunse “Ti andrebbe un pic-nick con me, stasera al lago, al chiaro di luna?” In quell’istante realizzai che non potevo più tornare indietro, o avrei fatto la figura della stupida, quindi presi un bel respiro e dissi “ Con molto piacere, John..ti aspetto da me, stasera alle nove.
“Non vedo l’ora! Sarò puntale!”
Riattaccai il telefono e intrapresi la strada verso casa…                                                                             


CAPITOLO 6: – Delusioni – G.



Anche quella dura giornata di lavoro era volta al termine e la solita passeggiata tra gli alberi, che mi conduceva verso casa, creava l’ atmosfera adatta per ammirare meglio il paesaggio. Ogni giorno realizzavo la fortuna di abitare in un simile posto immerso nel verde degli alberi che circondavano il lago piatto e scintillante, che appunto sembrava, come indicava il nome, proprio cristallino. Tuttavia, non mancavano nella mia mente quei pensieri neri legati alla delusione avuta con Jane, che continuavano a martellare la mia mente e il mio cuore a causa dei continui flashback. Mentre camminavo, ammirando il paesaggio e respirando la piacevole aria estiva, il cellulare squillò: era Nick. “Ehi Nick! Dimmi tutto...” risposi “Allora vuoi che per stasera passo a prenderti io tra un’ ora?” mi propose il mio amico ed io risposi “Tranquillo...scenderò al lago da solo a piedi. Stasera ho voglia di fare una passeggiata e poi da casa mia è abbastanza vicino”. “Come vuoi Erik. Allora ci vediamo tra un po’...Ciao!” concluse Nick ed io lo salutai “Ciao e grazie comunque della proposta...a dopo”.Effettivamente  avevo proprio voglia di scendere al lago a piedi, perché avevo preso gusto a camminare con quella splendida serata... La cena da Nick era saltata e al suo posto eravamo stati invitati da Anne a casa sua, poiché voleva ringraziarci del lavoro ed io accettai. Arrivato a casa, dopo una doccia tiepida molto rilassante, mi vestii indossando un pantalone corto di jeans e una camicia azzurra molto leggera, poi mi incamminai verso il lago in direzione della casa di Anne. La passeggiata fu davvero piacevole come mi aspettavo, ma quando giunsi al cancello della casa sul lago, la scena che mi trovai davanti eliminò il gusto che trovai nella passeggiata. Jane stava parlando con Anne e Althea proprio all’ entrata della casa...Questa proprio non ci voleva! Non potevo però sperare di non vederla mai visto che abitavamo nello stesso paese, ma trovarla lì fu davvero una doccia fredda! Appena diedi un saluto generale e molto freddo, la prima a parlare fu Anne: “Erik caro, Jane si stava domandando che fine avessi fatto e avendo saputo che avevi svolto un lavoro qui mi aveva chiesto di te...forse è meglio se vi lasci soli...ti aspettiamo dentro Erik! Jane se ci ripensi poi puoi fermarti per cena anche tu!” “Grazie Anne ma stasera non posso...” rispose comunque cordiale Jane a appena si furono allontanate si rivolse a me “Sei sparito...perchè? Io...io ho sofferto...” Notai che aveva cambiato umore all’ improvviso e appariva affranta e delusa...ma delusa di cosa? Io avevo dato il massimo nella nostra relazione e all’ inizio ero certo lei apprezzasse il mio atteggiamento nei suoi confronti, quindi ci credevo davvero nella nostra storia... “Pensi io non abbia sofferto?” risposi freddamente e poi seguitai “Io anche sono stato male molto...e la mia sofferenza deriva dalla tua noncuranza nei confronti delle mie attenzioni! Perché il tuo atteggiamento è cambiato così tanto?” Lei mi guardò negli occhi e consapevole di quanto mi avrebbe fatto male disse “Erik io non voglio una storia così intensa come vuoi tu...mi dispiace dovertelo dire, ma dovevo comunque cercare di staccarmi da te. A un certo punto mi sono resa conto di non essere pronta per una relazione simile e vedendo quanto erano serie le tue intenzioni dovevo fartelo capire in un modo o nell’ altro...però mi manchi lo stesso...” mi accarezzò il braccio, facendomi trasalire, poi mi abbracciò. Dentro di me ero a pezzi...ma realizzai quanto Jane fosse superficiale, quindi il mio dolore si tramutò quasi del tutto in delusione, la debolezza in rabbia. Potevo solo prendermela con me stesso per non aver compreso di aver aperto il cuore ad una ragazza che non faceva lo stesso con me. Tuttavia, fuori rimasi impassibile, un vero e proprio soldato in riga, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo volto all’ infinito che non ricambiava minimamente l’ abbraccio... Nonostante il brivido che trasmettevano le sue braccia attorno al mio collo, mi feci forza e dolcemente la staccai da me...non avevo né parole, né tanto meno la forza per farle uscire... Così lei aggiunse “Sono stata bene con te comunque...” e in automatico, ancor prima che la mia testa potesse formulare e filtrare le parole, dalla mia bocca uscì un sarcastico “Bella soddisfazione!”
In effetti Jane poteva risparmiarsi l’ ultima affermazione, poiché sembrava che avesse dato una scadenza alla nostra relazione, dato che il mio atteggiamento è sempre stato lo stesso nei suoi confronti, ma lei  aveva smesso di apprezzarlo... “Su Erik non fare così...ti chiedo solo una cosa...fatti sentire ogni tanto perché mi manchi! E non voglio che dopo tutto questo tempo tronchiamo ogni legame...” disse Jane. Era ridicolo! Ma cosa si aspettava ora da me?Sapevo solo due cose: primo avevo capito quanto bastava riguardo il mio dolore e la storia finita con Jane; secondo volevo finire quella conversazione che stava sfociando nell’ assurdo... “Non lo so Jane...sono confuso e sto male...di certo avrò bisogno di tempo per stare solo e al momento dubito che avrò voglia di cercarti...” sparai quella risposta, facendola rimanere senza parole. Jane tirò nei polmoni una grande boccata d’ aria e disse “Ok...posso immaginare come stai...però se vorrai sentirmi a me farà piacere...ora ti lascio, ti ho già trattenuto a lungo” stampò un bacio sulla mia guancia con tanto affetto e mi salutò “Ciao Erik...scusami se ora ti sto facendo male...forse sono io ad essere in difetto...spero comunque di sentirti presto”  Si voltò e prese a camminare mentre nella mia testa si davano battaglia il debole pensiero di fermarla e dirle quanto mi mancava e quello più prepotente di salutarla e lasciarla andare. Prevalse la seconda opzione così con voce bassa dissi “Ciao Jane...cerca di stare bene e non pensarmi...” ci salutammo con la mano entrambi con l’ animo a pezzi, poi entrai nel giardino di Anne e realizzai che mille sensazioni mi attanagliavano. Alla fine del sentiero verde entrai nella casa, accolto come sempre con grande entusiasmo da Anne. Notai che erano solo le sette e mezza di sera e che quindi ero l’ unico ospite ad essere arrivato, così mentre Anne uscì in giardino, mi ritrovai solo in cucina con Althea.
Notai con quale grazia stava asciugando i bicchieri, anche se era il momento meno opportuno per soffermarsi su un simile particolare visto il mio stato d’ animo. Si girò verso di me e ci scambiammo un lieve sorriso con una nota di imbarazzo, poi lei interruppe il silenzio e i miei pensieri domandandomi “Come va con il lavoro? Immagino sia molto faticoso...” ed io risposi “Va abbastanza bene grazie...si è impegnativo, soprattutto quando si tratta di eseguire velocemente gli ordini di Tom” lei sorrise timidamente ma divertita, poi continuai con un altro discorso “Mi dispiace se le nostre presentazioni non sono state delle migliori...” “Fa niente dai...” mi rispose ed io continuai dicendo “Come ti trovi a Crystal Lake?? Ti piace?” “Oh si molto!” dalla sua risposta capii che era davvero entusiasta di questo posto, così cominciai a parlargli del lago, delle mie avventure da bambino nei boschi e dei vari sentieri. Nonostante la mia aria triste e la voce piatta, a causa del dispiacere e della delusione di poco prima, avevo catturato l’ attenzione di Althea che esclamò “Deve essere proprio stupendo vivere in un posto simile!" Un po’ per non stare con le mani in mano, un po’ per distrarmi un altro po’ da quel dispiacere, mi alzai dalla sedia su cui mi ero poggiato e mi avvicinai a lei continuando il discorso “Si posso ritenermi soddisfatto del posto in cui vivo. Comunque passami i bicchieri e tutto il resto che li porto a tavola, così vi aiuto ad apparecchiare...” “Sei gentile Erik ma davvero non disturbarti...” disse Althea, ma avevo proprio bisogno di alzarmi a fare qualcosa per non cadere troppo nei pensieri neri, così presi alcuni bicchieri e dissi “Tranquilla...sono arrivato in anticipo quindi vi do una mano...” e lei si limitò a dirmi “Grazie Erik...” Mentre apparecchiavo la tavola scambiavo due parole con Anne e Althea, ma era davvero dura liberarsi di quei pensieri...mi sentivo proprio abbattuto! Sembrava non avessi più via d’ uscita dal labirinto di delusioni e sconforto in cui mi trovavo... Dopo pochissimo alle otto e 15 della sera circa, arrivarono tutti gli altri. Ci salutammo tutti e rividi con molto piacere Elizabeth che mi salutò calorosamente, ma notai che John aveva un atteggiamento strano, così mentre gli altri andarono in casa sorridendo allegramente lui mi prese da parte e mi colse di sorpresa “Erik da te non me l’ aspettavo! C’ ero prima io su Thea! Scommetto che sei venuto qui in anticipo apposta per provarci...” Ogni sua singola, ripugnante parola risuonò ostile nelle mie orecchie, ma rimasi muto a fissarlo senza espressione e dopo qualche secondo in cui mi concentrai per reprimere la calma dissi “Mi meraviglio che tu, sapendo tutta la mia situazione possa pensare una cosa simile. Inoltre per tua informazione poco fa ho parlato con Jane e ora sono alquanto abbattuto...quindi smettila con queste tue infondate supposizioni e lasciami in pace...”
Credevo che da buon amico come era mi avrebbe compreso, ma le sue parole confermarono il contrario “Tu pensa a stare alla larga da Thea e basta!” In un altro posto e con un altro stato d’ animo non gli avrei mai permesso una cosa simile, ma non ebbi il tempo di controbattere che già si era allontanato.
Entrai in casa anche io, ora con un problema ulteriore: John doveva essere impazzito, mi aspettavo comprensione e domande riguardo la conversazione con Jane, invece si era dimostrato menefreghista...senza contare che aveva proprio travisato le mie intenzioni! Chissà che strane idee gli frullavano per la testa... Passai tutta la cena conversando con gli invitati, tranne John e nonostante l’ atmosfera allegra i miei pensieri negativi prevalsero, portandomi ancora più lontano dalla serenità ormai scomparsa da molti giorni. Ero davvero infastidito dal modo di fare che John aveva con Althea e, anche se conoscevo pochissimo quella ragazza, notai anche dell’ imbarazzo in lei difronte alla sfacciataggine del mio amico. Inoltre, ogni volta che scambiavo due parole con Althea, John si metteva in mezzo e in un paio di occasioni fece anche battute fastidiose sul mio conto. Ero davvero furibondo con lui! La cena era deliziosa, tutta a base di prodotti di montagna, e quando mi complimentai con Anne e con Althea per l’ ottima cucina, John intervenne dicendo “Sapete Erik è negato in cucina, quindi dice così a chiunque gli metta davanti qualcosa di commestibile...”
Lo squadrai con aria di sfida e dagli occhi gli feci capire che avremmo risolto da soli, faccia a faccia, perché stavolta era davvero troppo! Oltre a non comprendere il mio dolore, mi ricopriva di intenzioni mai avute e, come se non bastasse, mi metteva in ridicolo con cattiveria. La serata sarebbe stata ottima se non fosse per i “piccoli” problemini causati prima da Jane, poi da John. Alla fine della serata, dopo aver gustato in giardino un’ ottima torta preparata da Althea, ci incamminammo verso casa. Al cancello ci salutammo tutti, tranne me e John, e notai che Althea mi salutò con un timido sorriso ed un cenno con la mano mentre mi allontanavo, così io ricambiai. Per concludere in bellezza John si sbrigò a tornare al cancello e sentii che disse alla ragazza, porgendole un foglietto piegato “Thea questo è il mio numero di cellulare così ci sentiremo per uscire...Buonanotte dolcezza!”La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola che John era già sul suo scooter, lasciandola di sasso, in balia di non so quali pensieri... Camminando nervosamente arrivai a casa in un baleno, tra mille pensieri pessimi, così pensai di risolvere il giorno dopo la questione con John, ma sperai comunque in una soluzione pacifica anche da parte sua. Jane mi aveva deluso ed ero scosso da ciò che mi aveva detto...ora anche il mio migliore amico mi feriva? E come poteva pensare che con un dolore sentimentale simile avrei fatto avance ad un’ altra ragazza? Con la mente tormentata, passai la notte sveglio...ero proprio distrutto e il sonno mancò al nostro appuntamento notturno..

CAPITOLO 5: – Una visita inaspettata – S.



Stesa sul mio letto, osservavo i dettagli della stanza che zia Anne aveva preparato per me. I mobili in legno erano intagliati con motivi floreali; il letto sul quale avevo dormito la notte precedente, era comodissimo e   
posizionato accanto ad una bellissima vetrata che si affacciava sul lago; di fronte alla finestra, dall’altra parte della stanza, c’era un grande armadio che avevo già occupato con le mie cose, e subito sulla destra, una grande scrivania con lo specchio a muro, incastonato in una cornice color oro; sulla madia, di fronte al letto, invece, zia Anne aveva poggiato un lungo vaso con i tulipani del suo giardino, i miei fiori preferiti, che donavano alla stanza un piacevolissimo profumo.
Ero così rilassata distesa su quel letto che chiusi gli occhi e riempii a fondo i polmoni di quel profumo paradisiaco. Dalla vetrata, i primi raggi del sole del mattino filtravano nella stanza, oltrepassando le tendine a fiori celesti e rosa. Avevo riposato bene e soprattutto senza incubi. Probabilmente il merito era stato di Claire, con cui avevo chiacchierato a telefono per ben due ore prima di addormentarmi. Avevo voluto sapere da lei come stesse Matt: il mio migliore amico -mi piaceva ancora chiamarlo così- non stava passando un bel periodo.. quanto desideravo risentirlo, sentire la sua voce, confidarci come un tempo tutte le nostre piccole, grandi cose. Ma era tanto ormai che quel rapporto speciale tra noi si era incrinato e, forse, col tempo lui avrebbe smesso di stare male, di piangere per quel sentimento che io non potevo contraccambiare. Parlando con Claire, mi ero stupita di averle raccontato di quei due ragazzi, John ed Erik, che avevo incontrato il mio primo giorno a Crystal Lake. Provai un evidente imbarazzo al ricordo della mia sbadataggine nel momento in cui me li ero ritrovati di fronte nel salotto di zia Anne. Ero rimasta colpita dal fascino di quei due ragazzi , l’uno bruno e gli occhi scuri intensi, e l’altro biondo, col suo viso d’angelo, i lineamenti definiti e delicati. Eppure, in netto contrasto con l’ aspetto esteriore, il loro modo di essere si era rivelato alquanto deludente: John era il tipico ragazzo sfacciato che cerca solo di abbordare le belle ragazze, mentre Erik.. beh lui non rientrava in una categoria precisa; appariva freddo, quasi scocciato della mia presenza. Pensai che forse lo aveva infastidito il mio essere goffa e sbadata.. eppure nei suoi occhi chiari avevo scorto un lampo di luce nell’istante in cui aveva incrociato il mio sguardo, ma pochi istanti dopo erano tornati inespressivi, freddi, di ghiaccio e, potevo anche sbagliarmi, ma pareva volesse evitare di guardarmi. Claire aveva detto che forse era un tipo timido, ma temevo di essergli antipatica.
Ma poteva provare antipatia nei miei confronti, senza neppure conoscermi?
Forse avevo parlato poco, ma dopo quello che era successo dal ferramenta, non ero riuscita ad essere carina e a sorridere gentilmente; infatti il mio sorriso era stato parecchio forzato, specie nei riguardi di John.
Mi alzai dal letto controvoglia, ma ormai i pensieri avevano preso il sopravvento e continuare a rilassarmi pareva impossibile. Oltre le tendine della vetrata, intravidi uno strano luccichio, così mi avvicinai e scostai una tendina: la prima luce dell’alba si rifletteva debolmente sull’acqua del lago, sulle cime degli alberi che circondavano quella distesa e il tutto era un vero spettacolo per la vista. Era fantastico quel posto! Non vedevo l’ora di fare una passeggiata intorno al lago, così aprii l’armadio e presi un paio di pantaloncini bianchi con le cuciture rosa e una maglietta beige. Mi cambiai e, mentre infilavo le mie scarpette da ginnastica chiare, notai il cellulare spento sul comodino. Senza pensarci troppo, lo accesi e dopo pochi istanti arrivò un messaggio: era di Matt, dell’una e dieci minuti, dove c’era scritto ‘Ovunque tu sia, non smetto di pensarti.. spero che almeno tu stia bene.. ‘notte Thea’.  Matt… era lui… lasciai il telefono sul letto.. non potevo lasciarmi prendere dai sensi di colpa.
Attraversai il lungo corridoio, scesi giù per le scale e arrivai in salotto. Non poteva essere vero! Cosa diamine ci faceva John seduto al tavolo da pranzo a bere caffè caldo?
“Ehi Althea! Buongiorno!” mia zia mi sorrise.
John si voltò di scatto ed ecco il suo solito sorriso beffardo:
“Buongiorno, dormito bene?”. Lo ignorai e mi avvicinai a mia zia per darle un bacio sulla guancia:
“ ‘giorno zia Anne”.
“John è passato di qui perché aveva dimenticato la sua cassetta degli attrezzi ieri” –ma guarda un po’, pensai- “ed è stato così gentile da portarci i cornetti caldi per fare colazione”. In quell’istante il telefono di casa di Anne iniziò a squillare dal corridoio.
“oh, tesoro, accomodati pure.. ci sono succo d’arancia, latte e caffè; scegli pure ciò che preferisci.. Vado a rispondere, scusatemi” e sparì dietro l’angolo.
Non mi piaceva per niente l’idea di restare da sola in una stanza con quel John. Continuava a fissarmi, poi esordì : “Non ti siedi? Non sapevo quali gusti avessi per la colazione, così ho preso tutti i tipi di cornetti che avevano..”
Mi sedetti dall’altra parte del tavolo e presi una tazza con latte e caffè: “Cosa ci fai qui, John?”
Sembrava non si aspettasse quella domanda e ci mise un po’ per rispondere:
“Devi scusarmi… beh io credo che abbiamo cominciato la nostra conoscenza col piede sbagliato e vorrei scusarmi con te.. so di essere stato un perfetto idiota, ma vorrei che tu non ti facessi un’idea sbagliata su di me”.
“E perché tieni così tanto alla tua reputazione con me?” lo interruppi.
“Non si tratta di reputazione…è che mi piacerebbe conoscerti meglio” era così diverso rispetto al giorno precedente, sembrava così sincero e dispiaciuto.
Non sapevo cosa dire.. potevo fidarmi?
Rientrò zia Anne nel salotto con la sua eleganza innata e il suo dolce sorriso: “Ragazzi, ho delle novità! Mi ha telefonato la mia amica Elisabeth, la moglie di Nick” disse rivolgendosi a me per farmi capire “e ha avuto una splendida idea! Voleva invitarci a casa sua stasera per cena..ma poi ho pensato che visto che sei arrivata da poco mia cara, magari sarebbe bello invitare anche John ed Erik, così che tu possa farti degli amici” -sorrise entusiasta- “Che ne direste di una bella cena a casa mia stasera, tutti insieme? Così posso ringraziarvi tutti per l’ottimo lavoro che avete fatto ieri e festeggeremmo l’arrivo di Althea!”
John scoppiò a ridere: “Sarebbe grandioso, Anne!” ,poi rivolgendosi a me disse - “Sempre se per te non è un problema”.
E ora? Cosa avrei dovuto dire? Già mi immaginavo la cena con gente che non conoscevo e soprattutto l’imbarazzo che avrei provato nello stare allo stesso tavolo con Erik e John.
“Sei d’accordo, tesoro?” zia Anne aspettava una risposta. Non potevo dirle di no, in fondo lei lo stava facendo per me, per farmi ambientare..
Riuscii a dire “Certo!” e mi sforzai di sorridere all’idea di ciò che mi attendeva…

CAPITOLO 4: – Sorpresa – G.



Imbarazzo mescolato con un una buona dose di sorpresa, mi scombussolarono completamente. La vista di quella ragazza, a differenza del nostro imbarazzante primo incontro, generò in me un misto di sensazioni diverse, il cui accostamento risultava alquanto singolare, ma dovevo riuscire a mascherare il mio caos mentale apparendo tranquillo e disinvolto. Ero talmente concentrato ad impedire a queste sensazioni di trasparire che avevo il timore di risultare inespressivo e freddo. Dopo ciò che aveva combinato John davanti al ferramenta, era praticamente impossibile non sentirsi imbarazzati, ma dovevo risultare disinvolto, dopotutto non ero stato io a dimostrarmi infantile. Anzi, in quell’ occasione mi mostrai proprio freddo e privo di interesse per quella ragazza a differenza di John, anche perché ero parecchio sovrappensiero a causa di Jane. Infatti, mentre ero intento a caricare il pick-up tra tanti  pensieri, nemmeno la degnai di uno sguardo. Avevo notato solo ora che era in piedi davanti a me la sua bellezza, ma ciò che mi attraeva era la positività che trasmetteva. Appena ci vide notai un lampo di sorpresa e imbarazzo nei suoi occhi, facendogli cadere di mano il beauty, che rovesciò il suo contenuto sul pavimento. Silenzio generale. Pochi interminabili secondi sembravano un’ eternità in quel momento poiché carichi di imbarazzo e tensione, ma mi precipitai comunque sui pezzi del beauty che mi erano vicini per riparare i danni, mostrando disinvoltura e rompendo la tensione. “Grazie...” si limitò a dirmi lei con voce candida ma nettamente imbarazzata.“Figurati...” risposi io in maniera piatta, riacquistando la mia solita freddezza.
“Thea, come ti dicevo, loro sono Erik e John” la mia pressione si stabilizzò realizzando che Anne aveva rotto la situazione imbarazzante, riprendendo le presentazioni. Mi limitai a stringere la mano a Thea che mi rivolse un debole sorriso, mentre presentandosi con John sembrava essere anche leggermente accigliata. Ovvio! Con quello che aveva combinato poco prima mi sembrava il minimo! John era sempre il solito, parlava senza dare freni alla sua lingua.
“Bene ragazzi abbiamo un lavoro da svolgere fuori...Lo steccato vicino il cancello non si dipinge da solo” esordì Tom all’ improvviso.
“Ci vediamo presto Althea!” John se non peggiorava le situazioni già imbarazzati non aveva l’ anima in pace. Un sorriso così radioso dopo la figura di prima era proprio fuori posto, tanto che Althea rispose con un noncurante “Ciao” che conteneva anche una lieve nota di disgusto. Lungo il luminoso sentiero costeggiato di erba verde, che portava al cancello, John si rivolse a me ed esordì “Quella ragazza è un po’ acida Erik...”.
“No...sei tu che sei idiota...” risposi seccato dal suo commento e Nick scoppiò in una risata sonora, aggiungendo “Erik vieni con me intanto che mi aiuti a prendere la vernice”.
Seguii Nick fino al pick-up e mentre prendevano i barattoli, esordì divertito senza che me l aspettassi “Erik hai notato che carina la nipote di Anne? Suppongo avrà circa l età tua...” Mi colse di sorpresa poiché sembrava che Nick, sapendo quanto stavo male per Jane, volesse portare i miei pensieri in direzioni più piacevoli. Il primo pensiero fu di rispondere a Nick che avevo la mente altrove, tuttavia il mio amico voleva solo chiacchierare e, con una mezza risposta, confermai la sua affermazione “Si è davvero carina...”.
“Anche più di Jane” disse Nick sorridendo. Non potendo evadere il discorso mi rifugiai in un argomento parallelo meno piacevole, nella speranza di chiudere la questione “La ferita di Jane è ancora aperta, al momento mi sento alquanto chiuso. È difficile da superare questo colpo Nick, soprattutto perché la ferita stamattina si è riaperta e ora come ora mi sento confuso e deluso.” dissi mostrandogli successivamente il cellulare con il messaggio di Jane.
Nick era sempre stato sincero con me e tenevo molto in considerazione la sua amicizia, quindi appena mi restituì il cellulare vidi nella sua espressione ciò che disse un secondo dopo “Non lasciare ad una persona come Jane di rovinare il tuo futuro...Erik credo solo che tu sia stato un po’ sfortunato, ma l’ esperienza ti insegnerà ad inquadrare meglio le donne che incontrerai. Devi seguire ciò che senti, senza avere blocchi, sarà proprio questa esperienza negativa con Jane a farti da scudo appena fiuterai qualcosa che non va...”.
“Nick non hai torto e mi fido dei tuoi consigli, però sono ancora confuso e segnato a causa di Jane. Al momento so che hai ragione, ma il timore di soffrire nuovamente mi blocca” risposi pensieroso.
“Vedrai Erik che riuscirai a tirarti fuori da questa situazione...ora portiamo questi secchi di vernice così finiamo il lavoro.” Aiutai Nick con i secchi e cominciammo il lavoro che richiese parecchio tempo.
Mentre verniciavo lo steccato i pensieri mi sommersero, portandomi alla mente di nuovo il dolore causato da Jane, tutte le delusioni che mi aveva rifilato, ma anche le parole di Nick. Notai che per la prima volta da molti giorni distolsi il pensiero da Jane, portando la mia mente sul discorso di Nick. Ovviamente ,per aver prevalso sul mio dolente chiodo fisso, riconobbi che qualcosa di vero c’ era nelle parole del mio amico, però riportai poco dopo la mente ai ricordi di quella sensazione di dolore e delusione. La mia mente era un vero vortice di pensieri e passavo all’ improvviso da una questione all’ altra.  La bellezza di Althea… Ma c’ era qualcosa di più e il mio pensiero tornò a focalizzare quella positività che trasmetteva, capendo che era quello l’ elemento di Althea che aveva suscitato in me tanto interesse. La sua bellezza da sola infatti non avrebbe mai portato la mia mente così lontano.
Quando il lavoro fu concluso Anne e Althea uscirono per salutarci e sotto la luce del tardo pomeriggio notai nuovamente la sua bellezza, che mi aveva davvero colpito per i suoi lineamenti aggraziati che trasmettevano dolcezza, gli occhi marrone dallo sguardo così intenso e la sua lunga chioma di capelli castani illuminati dal sole. Pensai che era davvero carina, confermando a me stesso ciò che avevo detto a Nick. Rimasi comunque concentrato a sistemare le ultime cose prima di andarcene, mascherando questo mio pensiero perfettamente.
Una volta arrivato all’ azienda, stanco e pensieroso salutai tutti e mi incamminai con la borsa verso casa. Mentre me ne stavo andando Nick mi fece cenno di salire nella sua auto e accettai volentieri il suo passaggio.
Durante il viaggio Nick riprese la nostra conversazione domandandomi “Possibile che questa Jane ti abbia tolto ogni iniziativa?” e con disinvoltura risposi “Sono deluso e ho sofferto molto questi giorni”, suscitai una lunga risata in Nick, che quasi mi infastidì, così mi sbrigai ad aggiungere “Nick certe esperienze negative sono difficili da cancellare!”            
“Anche per questo esistono gli amici Erik...” disse e poi aggiunse “ Ho una brillante idea, stammi a sentire” gli rivolsi lo sguardo e lui seguitò “Essendo mia moglie molto amica di Anne, potremmo organizzare una cena a casa mia...e ovviamente invito anche te e Althea...”.
Idea davvero geniale pensai, se non ci fosse il problema che non mi sentivo pronto a presentarmi a nessuna ragazza a causa del dolore che attanagliava il mio cuore. Nick comunque aggiunse gioviale “Domani ti aspetto a casa mia Erik . Alle sette e mezza in punto per una squisita cena con Althea”. “Nick non lo so...sono molto confuso e rischio solo di essere impacciato e freddo...” dissi piazzando li quella risposta talmente sincera che il mio amico disse comprensivo “Non insisto Erik...però qualcosa per non rimanere schiacciato da questa delusione devi fare...”                                                 
Già...dovevo fare qualcosa...ma in quel momento non avevo proprio forze per reagire…

CAPITOLO 3: – La casa sul lago – S.



Aprii lentamente gli occhi. All’inizio la luce del sole mi abbagliò la vista, ma sulla pelle avvertivo un’aria diversa, fresca, ma piacevole. Dovevo essermi addormentata durante il viaggio. Guardai dal sedile posteriore il tassista: era intento ad agitare la testa con movimenti irregolari mentre ascoltava la musica con un solo auricolare.
“Mi scusi?”-provai ad attirare la sua attenzione, ma non ci riuscii. Riprovai alzando la voce -
“Mi scusi?” Mi accorsi troppo tardi di aver esagerato, quando il tassista ormai era sobbalzato sul sedile.
“Oddio, signorina! Credevo stesse dormendo, mi è preso un colpo!”.
“Ehm, mi spiace.. non volevo spaventarla. Mi stavo giusto chiedendo quanto manca per Cristal Lake..”.
“Non è colpa tua. Dannata musica! Devo smetterla di ascoltarla mentre guido”-a giudicare da come gettò gli auricolari sul sedile affianco al suo, immaginai si fosse spaventato davvero molto. Ops, pensai..
“Comunque, manca meno di mezzora. È la prima volta che vieni qui?”
Mi limitai a scuotere la testa e vidi il tassista guardarmi nello specchietto e biascicare a voce bassa un “Capisco..”. Fortunatamente quell’uomo dai capelli brizzolati e il naso aquilino, non insistette con le domande; dovevo avere in volto l’espressione di chi non vuole parlare dell’argomento con un estraneo o probabilmente aveva solo capito che ero una ragazza riservata, chissà.
Guardai fuori dal finestrino. Il paesaggio era così diverso dalla città: casette con i portici e i tetti a spiovente colorati, una folta vegetazione, campi dai più variegati colori, e il cielo di un azzurro così acceso che pareva essere l’ultimo colore mancante in quel quadro mozzafiato. Poggiai i gomiti sul finestrino e mi sporsi un po’ di più. Il vento fresco ondeggiava tra i miei lunghi capelli castani e mi ritrovai a sorridere nel momento in cui scorsi la maestosità della montagna. Certo che ci ero già stata.. quel paesaggio mi sembrava così familiare eppure così lontano nei ricordi della mente. Fino all’età di 8 anni, avevo trascorso le mie estati a casa di Anne, l’adorabile zia di mia madre, insieme alla mia famiglia. Mio fratello Logan, aveva solo 3 anni e dubito che ricordi bene questo posto. Non vedevo quel paesaggio da così tanti anni eppure sembrava essersi fermato il tempo in quel luogo. Improvvisamente rimpiansi di non esserci tornata le estati precedenti, avevo dimenticato quanto mi piacesse quel paesino; ma del resto i miei genitori, negli ultimi dieci anni, avevano sempre lavorato d’estate, tranne il mese di agosto, e in fondo anch’io ero sempre presa da troppi impegni con i miei amici. Lungo la strada, vidi il sentiero che conduceva alla funivia e sul lato opposto, l’area pic-nic con i tavoli in legno imbanditi dai numerosi turisti in villeggiatura.
Ed eccolo lì, il grande cartello che indicava l’arrivo a Crystal Lake. Era il mio nuovo inizio e cominciava proprio in quell’istante. I turisti affollavano le strade, si fermavano alle bancarelle, guardavano, compravano souvenir, ed infine, la grande attrazione del paese: il lago! Un’enorme distesa di acqua riempiva la vallata e in lontananza, aldilà del lago, sulle colline, scorsi la villetta di zia Anne. Mi brillavano gli occhi al solo pensiero che presto l’avrei rivista. Ma ancora una volta i miei pensieri furono interrotti dal suono ripetuto del clacson..
“E spostati su.. non si può parcheggiare a questa maniera! Già la strada è occupata da tutta questa gente, ora pure questo pick-up!”
Un ragazzo dai capelli neri corvino uscì dal negozio della ferramenta all’angolo alzando le mani, con gesto plateale:
“Quanta fretta!! Ora lo spostiamo.. dobbiamo solo caricare le vernici..” e iniziò a ridacchiare. Aveva tutta l’aria di chi perde tempo a discapito degli altri. Vidi il tassista incrociare le braccia e sbuffare.
Quel ragazzo si avvicinò al taxi e picchiettò con un dito sul finestrino posteriore:
“Ehi bellezza! Perché non scendi dal taxi e ci facciamo un giro io e te?” continuava a sorridere e, a giudicare dai suoi movimenti, sospettai fosse ubriaco. Girai la testa e lo ignorai..
“Erik, guarda cosa abbiamo qui.. una dolce fanciulla è arrivata in città..perchè non le diamo il benvenuto?” Non mi ero accorta del secondo ragazzo uscito dal negozio; stava caricando secchi di vernice sul retro del pick-up..dovevano essere molto pesanti, pensai, ma il ragazzo dai capelli biondi non pareva fare sforzo. Guardò il suo amico e non badò minimamente a me, neppure una sbirciata..la mia attenzione venne catturata nuovamente dal ragazzo bruno che sorrideva e quel suono diventò particolarmente fastidioso. Desideravo solamente che il taxi ripartisse.. Cercai con lo sguardo quel ragazzo biondo..Erik, così lo aveva chiamato il suo amico..ma ormai mi dava le spalle.. poi, mentre infilava le mani in tasca per prendere le chiavi del pick-up lo sentii dire:
“Andiamo John…non abbiamo tempo da perdere con queste cose..”
John mi guardò ancora e mi fece l’occhiolino:
“Ci rivediamo bellezza!” sorrise e salì a bordo. Il tassista rimise in moto e urlò un “finalmente!”.
… ‘Non abbiamo tempo da perdere con queste cose ’ ..mi meravigliai di quanto quelle parole mi rimbombassero nella mente.. mi infastidivano e non riuscivo a capirne il motivo. Di certo non mi piaceva essere al centro dell’attenzione di ragazzi fuori di testa come quel John, ma ero abituata a sentirmi corteggiata e ammirata dai ragazzi. Eppure, il ragazzo biondo non mi aveva degnata di uno sguardo..le parole del suo amico non lo avevano minimamente incuriosito. ‘Oh, andiamo Althea!-mi dissi- non puoi rovinarti la vacanza per colpa di quelle parole e di quel ragazzo’..ero venuta a Crystal Lake per ricominciare, e di certo quell’inizio non prometteva nulla di buono; quindi abbandonai quei pensieri e senza rendermene conto eravamo già sotto casa di Anne. Era lì, sotto il portico a seguire con lo sguardo il taxi sul quale viaggiavo, avanzare sul vialetto.
Riconobbi subito il suo cordiale sorriso. Lo stesso con il quale mi aveva salutato l’ultima volta che la vidi, dieci anni prima: io e la mia famiglia eravamo tornati a Crystal Lake in occasione del funerale dello zio Frank, suo marito. Nonostante fosse il giorno più brutto della sua vita, lei mi aveva rassicurata mentre piangevo e senza perdere mai il sorriso davanti a me e mio fratello Logan, mi aveva detto “Non piangere, tesoro. Zio Franky ci guarda tutti dall’alto, e non smetterà di starci vicino”. Avevo solo 8 anni, ma lo ricordavo come fosse successo ieri: zia Anne e zio Frank si amavano molto, non avevano potuto avere figli e per questo erano sempre molto affettuosi con me e mio fratello. Era praticamente la donna più forte che conoscessi e il suo essere sempre gentile e cordiale, era invidiabile. Aprii lo sportello e mi venne incontro:
“Oh Althea, tesoro!” –mi abbracciò- “Sei diventata una splendida donna! Lasciati guardare!” mi fece girare su me stessa e ci guardammo, scoppiando in un’allegra risata.
“Ciao zia Anne! Sono così felice di rivederti.. mi sei mancata così tanto” mi riabbracciò, stavolta con più forza. Il tassista aveva già scaricato dal bagagliaio le mie 2 valigie, il beauty e il borsone a pois azzurri che mi aveva regalato Claire alla festa dei diplomi. Mentre mia zia iniziava a prendere le valigie, mi affrettai a pagare il tassista con i soldi che papà mi aveva dato prima di partire e lo ringraziai. Vidi la porta socchiusa dell’ingresso aprirsi maggiormente e un uomo anziano uscirvi, seguito da un piccolo cagnolino tutto bianco con chiazze marroni. Che carino! Zia Anne alzò lo sguardo ed esultò: “Ehi Tom – un enorme sorriso sulle sue labbra- vieni qui! Voglio presentarti mia nipote Althea”. Si avvicinò e mi allungò la mano sorridendo:
“Finalmente ho il piacere di conoscerti! Sono giorni che Anne mi parla del tuo arrivo.. E devo ammettere che sei davvero una splendida ragazza come mi aveva raccontato tua zia”. Non avevo idea di chi fosse quell’uomo ma sembrava gentile e ricambiando il sorriso, guardai mia zia in cerca di qualche spiegazione.
“Cara, questo signore è Thomas Reynolds, ma tutti lo chiamiamo Tom.. ha una grande falegnameria e si occupa di sistemare un po’ tutto qui in paese..ha le mani d’oro!” di nuovo quel grande sorriso. “Lui e i suoi dipendenti stanno facendo dei lavoretti in casa..entriamo così te li presento tutti”. Ci incamminammo dentro casa e mi lasciai pervadere dall’odore intenso dei mobili che donavano alla casa quell’aria che sa di antico. Davanti a me un altro uomo, sulla quarantina, era intento a raccogliere nella cassetta degli attrezzi, due grossi pennelli. Sentendoci entrare si voltò e provò a sistemarsi i capelli inumiditi dal sudore.
Mia zia gli si avvicinò e mettendogli una mano sulla spalla me lo presentò:
“Thea, lui è Nick” l’uomo sembrava impacciato, quasi a disagio “Io e sua moglie Beth siamo molto amiche e poi ci sono…ehm dove sono gli altri due?” Caspita, pensai, mia zia ha la casa piena di uomini. D’un tratto si sentirono dei passi provenire dalle scale alle mie spalle.
“Anne abbiamo cambiato le lampadine nella cameretta, come ci avevi chiesto!” mi sembrava di aver già sentito quella voce. Qualcosa mi diceva che non avrei dovuto voltarmi.
“Tesoro, loro sono John ed Erik, due cari ragazzi…conosco le loro famiglie da una vita ormai. Scommetto che diventerete subito grandi amici”. Incredibile! I ragazzi che avevo incontrato solo qualche minuto prima davanti al negozio di ferramenta, erano a casa di mia zia! Il beauty improvvisamente mi cadde di mano..

CAPITOLO 2: – Una piccola speranza – G.


Non avevo idea di quale sarebbe stato il mio futuro… ma sapevo bene quale era il mio presente. Come ogni mattina il rumore della sveglia tuonò nelle mie orecchie, avvisandomi che erano le cinque in punto, riportandomi alla realtà e staccandomi dai sogni. Non che i miei sogni fossero idilliaci, ma la dura realtà era forse peggio. Delusioni e sconforto combattevano contro la  speranza…come ogni mattina spegnendo l’ assordante  sveglia controllavo il mio cellulare: due messaggi e due chiamate!
Erik Cavendish, il sottoscritto, era un vero e proprio ricercato a quanto pareva…A giudicare dal mio cognome si potrebbe pensare che appartenesse a una famiglia nobiliare; forse i miei antenati tra una battuta di caccia e l’ altra si riunivano nei salotti o organizzavano balli nei loro castelli, ma il mio status era ben diverso. Ho sempre creduto di aver sbagliato epoca in cui nascere infatti. Mi aspettava un’ altra dura giornata di lavoro, per guadagnarmi da vivere, nell’ azienda dal vecchio Tom. Uno dei due messaggi era proprio il suo! Questioni di lavoro…quell’ anziano ma forte uomo doveva aver perso definitivamente il sonno per scrivermi alle quattro di  portare la patente al lavoro. Come se non me lo avesse già detto varie volte poi! L’ altro messaggio, che lessi con freddezza, era di Jane, la mia ennesima delusione sentimentale. Quando si da importanza a tante piccole cose con l’ aspettativa di costruirne una più grande passo passo, ma ci si trova di fronte un muro di plastica, la delusione ti divora e si comincia a perdere la speranza che il tuo cuore possa trovare la felicità con una ragazza. Ormai ero dell’ opinione che le persone di oggi avevano una carenza di sentimento nell’ anima, alimentando così desideri materiali a discapito delle emozioni. Jane a mezzanotte in punto si era ricordata dopo alcuni giorni della mia esistenza, scrivendomi “Perché non ti fai più sentire? Mi manchi…”. Ebbi un sussulto nel leggere quel “Mi manchi…”, ma ricordando il momento in cui mi disse di fare in fretta quando sfogliai davanti ai suoi occhi l’ album con le nostre foto, che avevo fatto per lei, poiché doveva uscire con la sua amica, prevalse l’ istinto di cancellare quel messaggio. Avrebbe potuto rispondere da sola a quella domanda…non ne volevo più sapere di lei! Ero troppo deluso e non faceva per me...
Le due chiamate senza risposta, tanto per cambiare ,erano di John. Il mio nullafacente buon amico John era devoto al dio Bacco e allergico al lavoro. Questo lo capii quando dopo nemmeno due giorni di lavoro il vecchio Tom voleva licenziarlo ed io realizzai la pessima idea di farlo entrare nell’ azienda. L’ incudine era troppo dura e le assi di legno troppo pesanti, quindi al ferro e al legno erano preferibili birra e vodka secondo John. Praticamente eravamo l’ uno l’ opposto dell’ altro ma fin dall’ asilo eravamo inseparabili. Quel ragazzo era l’ immagine dell’ allegria, non si poneva alcun problema nella vita se non come rimediare alcolici da bere in allegria. Ovviamente le liti per questo non mancavano mai, ma ogni volta tornavamo a sentirci dopo un paio di giorni come se non fosse successo nulla. Se stavo male John era lì, se stavo bene pure…insomma lui c’ era sempre per me.
Abbandonai il telefono sul comodino e  dopo una doccia, seguita da un’ abbondante colazione, infilai il pranzo, alcuni attrezzi e il mio libro di legge nel borsone. Già…frequentavo l’ università e sfruttavo la pausa pranzo per portare avanti il mio esame. La giornata era composta solo da ventiquattro ore purtroppo! Lungo la strada tra gli alberi alti e il lago illuminato dalla prima luce del sole il profumo dell’ estate in arrivo mi riempì i polmoni. Nonostante la serenità che quell’ aria trasmetteva nella mia testa affiorava quel “Mi manchi…” di Jane. Era sincera? Non direi…in varie occasioni aveva dimostrato di non tener conto a quelle piccole premure e a quei gesti che avrebbero potuto rendere speciale il nostro rapporto…se c’ era una cosa che detestavo, era proprio questa sua plasticità! Avvolte pensavo che stava con me solo per creare invidia nelle sue amiche visto il mio aspetto. Ho sempre creduto che la natura per compensare il mio carattere scontroso verso molte ragazze, mi avesse dotato di un aspetto attraente. Però pensavo anche che le ragazze che mi capitavano davanti erano tutte deludenti, con la loro mentalità così plastica. Inoltre il fatto che non esternavano i sentimenti in maniera netta e sincera confermava il mio sconforto. Alla fine però, ero consapevole di essere romantico per natura. Chissà se sarebbe arrivata la ragazza in grado di apprezzare questo mio lato, che addirittura Jane aveva dimostrato reputare ingombrante. Proprio questa esperienza con Jane aveva creato un ulteriore timore in me…il mio cuore temevo avrebbe subito una chiusura e vista la delusione con Jane, essendo stata un duro colpo, ero certo che avrei riaperto il mio cuore con molta difficoltà ad una ragazza. Tuttavia, pur essendo caduto in una fase di sconforto tale da chiudermi a riccio, dovevo cercare di far sopravvivere la piccola speranza sull’ esistenza di una ragazza compatibile con il mio essere romantico. Non potevo permettere al carattere materialista di Jane, che inizialmente credevo diverso, di rendermi più freddo e chiuso.  Anche se era davvero molto debole, cm una candela accesa in una bufera, la mia speranza ancora resisteva...
Assorto tra i miei pensieri, godendomi comunque il tragitto tra gli alberi verdi che costeggiano il lago, arrivai fino all’ azienda. Il vecchio Tom era li ad aspettarmi e come ogni mattina mi salutò con affetto “Buongiorno ragazzo! Andiamo nel mio ufficio ci aspetta un buon caffè caldo…”. Gli sorrisi e risposi con giovialità “Buongiorno Tom! Con molto piacere…poggio la borsa e arrivo!”. Entrai nel suo familiare ufficio e mi offrì il solito e gustoso caffè delle sei. Fin da quando ero piccolo era sempre stato gentile con me e a sedici anni mi prese a lavorare con lui il pomeriggio, mentre frequentavo la scuola al mattino. Dovevo molto a quell’ anziano e robusto uomo che, non avendo né figli né nipoti, mi aveva sempre voluto molto bene e stimato. Mi aveva insegnato un lavoro alla perfezione e mi aveva dato la possibilità di sistemare la situazione economica in casa con un buono stipendio.
Usciti dall’ ufficio, nel piazzale circondato da verdi alberi davanti l’ azienda, vidi Nick, il mio simpatico socio sul lavoro di quarant’ anni, ormai mio amico. Ammiravo Nick per la stupenda famiglia che aveva costruito. Fin da giovanissimo era sempre stato con sua moglie Elisabeth e si erano sempre amati tantissimo, mettendo al mondo tre bellissimi figli. Erano  tanto innamorati ,una coppia molto unita. Desideravo anche io una famiglia come la sua…e se fosse arrivata quella ragazza, che speravo esistesse, che avesse apprezzato il mio lato romantico e la voglia di costruire pian piano un legame intenso sulla base del nostro amore, allora sarebbe stato possibile averne una stupenda come Nick. Mentre lo salutavo la voce del vecchio Tom tuonò alle nostre spalle “ Nick aiuta Erik a caricare le tavole di legno sul pick-up. Dobbiamo correre a prendere la fornitura di vernice al paese dove ci aspetta John...oggi abbiamo un lavoro da svolgere a casa di Anne…”.

CAPITOLO 1: – Cambiamenti – S.




Erano gli ultimi giorni del mese di maggio eppure l’aria era già così calda e umida. I telegiornali preannunciavano una delle estati più calde mai registrate in città negli ultimi anni. Provai un leggero sollievo al pensiero di lasciare la città per tutta l’estate. Ma l’idea delle prossime tre ore in un taxi senza aria condizionata, fece sparire il sollievo.
Abbassai il finestrino e provai a chiudere gli occhi. Un leggero venticello animava i miei capelli e asciugava la mia fronte sudata. Era difficile provare a rilassarmi quando nella mente mille pensieri si urtavano tra loro per riaffiorare. Solo qualche mese prima, quando i miei genitori mi avevano dato la notizia, ero così contrariata all’idea di partire; il solo pensiero di non vedere tutti i giorni Claire, la mia migliore amica, e suo fratello Matt, mi faceva rabbia. Poi però le cose cambiarono così velocemente che il desiderio di evasione aveva preso il sopravvento e mi aveva convinta addirittura a partire in anticipo, esattamente dieci giorni prima della mia famiglia. Mi ero ripromessa di non pensare a Matt, eppure eccole lì, quelle parole..”ti- amo- Althea”..che martellavano ripetutamente nella mia mente. Ma Matt era fidanzato! Non poteva amarmi..no!
Io lo avevo sempre considerato come un fratello, eravamo cresciuti insieme, e il fatto che lui avesse infranto quell’equilibrio, mi infastidiva. Non amavo Matt, di questo ero certa e lui lo sapeva, glielo avevo detto.. ma lui non aveva voluto capirmi e mi aveva baciata. Di sicuro la sua ragazza mi avrebbe odiata se l’avesse scoperto, e quando avevo deciso di dirglielo io stessa, di confessarle che in realtà provavo solo un grande affetto per lui, ero convinta che avrebbe capito. Che stupida, pensai.. Ovvio che non l’avrebbe fatto. E quel bacio non voluto, mi aveva rovinato le amicizie e la reputazione. Le ragazze che incontravo camminando per strada, quelle che un tempo chiamavo amiche, ora si tenevano ben strette i loro fidanzati, come se io potessi rubarglieli con uno sguardo. Patetiche.. L’unica che mi aveva creduta e sostenuta, era stata Claire, che seppure sapeva dei sentimenti del fratello per me, non aveva mai forzato le cose e aveva preferito che fosse stato lui a rivelarmeli. Per giorni mi ero chiusa nella mia stanza, rifiutando le chiamate che sapevo essere di Claire e di Matt. Dovevo pensare.. e fu quello il momento in cui rielaborai la proposta dei miei genitori e la trasformai in una occasione, la mia possibilità di fuga. Mi feriva l’idea di lasciarli, ma chissà, magari dopo i prossimi tre mesi, la gente avrebbe dimenticato l’accaduto, le “amiche” mi avrebbero salutata come un tempo e Matt sarebbe tornato dalla sua fidanzata, scherzandoci su all’idea di quella dichiarazione. Più che altro, era quello che mi auguravo..
Involontariamente, afferrai la mia borsa strattonata dal movimento brusco del taxi, e mentre il tassista imprecava contro un altro conducente che non aveva rispettato la precedenza, mi accorsi che alcuni oggetti vi erano caduti: lo specchietto, il mio lucidalabbra al lampone e…quel foglietto bianco ripiegato. Sapevo che cos’era, solo non credevo di averlo messo in borsa. Non potevo crederci.. Praticamente stavo portando con me un frammento di quel “tutto” che volevo lasciarmi alle spalle. Era il suo biglietto.. una specie di lettera in cui mi spiegava cosa amasse di me; era stato quasi due anni a reprimere quel sentimento sapendo quale sarebbe stata la mia reazione, ma doveva dirmelo, non riusciva più a nasconderlo.. mi aveva dato quel biglietto solo una settimana prima della mia partenza, mentre tornavo a grandi passi a casa e lui mi seguiva. Non gli avevo detto nulla dei miei programmi estivi ed ero soltanto corsa via senza salutarlo. Mi piangeva il cuore a sapere di essere stata così fredda con lui, ma era necessario, mi avrebbe capita, prima o poi.
Mentre gli occhi, leggendo, scorrevano veloci sulle parole che lui mi aveva scritto, notai che la mia mente evitava da sola “quelle parole” in fondo alla pagina, quelle stesse parole che mi aveva pronunciato e che ora vedevo accompagnate da un ‘Per sempre tuo, Matt’. Improvvisamente squillò il mio cellulare, era un messaggio e, come se stessi facendo una cosa che non dovevo, richiusi frettolosamente quel foglio e lo infilai nella borsa. Presi il telefono, era Claire, un altro dei suoi lunghi messaggi :
‘Ehi Thea, volevo solo augurarti buon viaggio e ringraziarti per la telefonata di qualche giorno fa.. ho salutato da parte tua Matt come mi avevi chiesto.. sai, lui è molto dispiaciuto di questa tua decisione, ma capirà.. Su via, non voglio annoiarti.. Ero passata a casa tua questa mattina per risalutarti ma tua madre mi ha detto che eri già partita. Eh si, in fondo ci siamo salutate ieri pomeriggio.. mi mancherai amica mia.. ma promettimi che mi chiamerai appena arrivi. Kiss, Cla’. Sarebbe mancata tanto anche a me, anzi, già mi mancava, ma ci saremmo sentite tutti i giorni comunque. Le risposi: ‘Ciao Claire, mi dispiace che sei venuta senza trovarmi ma, come ti dicevo ieri, sarei partita presto.. mi mancherai anche tu.. Sappiate che vi voglio bene. Thea’. Avevo detto a Claire che sarei andata in montagna ma non il posto preciso; non lo avevo omesso per mancanza di fiducia, ma temevo che se Matt l’avesse saputo, mi avrebbe senza dubbio raggiunta. In fondo Claire sapeva questo, lo aveva capito, quindi non chiese di più. Misi il cellulare in borsa e accantonai la tentazione di rileggere i vecchi messaggi dei miei più cari amici.