Non avevo idea di
quale sarebbe stato il mio futuro… ma sapevo bene quale era il mio presente.
Come ogni mattina il rumore della sveglia tuonò nelle mie orecchie, avvisandomi
che erano le cinque in punto, riportandomi alla realtà e staccandomi dai sogni.
Non che i miei sogni fossero idilliaci, ma la dura realtà era forse peggio.
Delusioni e sconforto combattevano contro la speranza…come ogni mattina
spegnendo l’ assordante sveglia controllavo il mio cellulare: due
messaggi e due chiamate!
Erik Cavendish, il
sottoscritto, era un vero e proprio ricercato a quanto pareva…A giudicare dal
mio cognome si potrebbe pensare che appartenesse a una famiglia nobiliare;
forse i miei antenati tra una battuta di caccia e l’ altra si riunivano nei
salotti o organizzavano balli nei loro castelli, ma il mio status era ben
diverso. Ho sempre creduto di aver sbagliato epoca in cui nascere infatti. Mi
aspettava un’ altra dura giornata di lavoro, per guadagnarmi da vivere, nell’
azienda dal vecchio Tom. Uno dei due messaggi era proprio il suo! Questioni di
lavoro…quell’ anziano ma forte uomo doveva aver perso definitivamente il sonno
per scrivermi alle quattro di portare la patente al lavoro. Come se non
me lo avesse già detto varie volte poi! L’ altro messaggio, che lessi con
freddezza, era di Jane, la mia ennesima delusione sentimentale. Quando si da
importanza a tante piccole cose con l’ aspettativa di costruirne una più grande
passo passo, ma ci si trova di fronte un muro di plastica, la delusione ti
divora e si comincia a perdere la speranza che il tuo cuore possa trovare la
felicità con una ragazza. Ormai ero dell’ opinione che le persone di oggi
avevano una carenza di sentimento nell’ anima, alimentando così desideri
materiali a discapito delle emozioni. Jane a mezzanotte in punto si era
ricordata dopo alcuni giorni della mia esistenza, scrivendomi “Perché non ti
fai più sentire? Mi manchi…”. Ebbi un sussulto nel leggere quel “Mi manchi…”,
ma ricordando il momento in cui mi disse di fare in fretta quando sfogliai
davanti ai suoi occhi l’ album con le nostre foto, che avevo fatto per lei,
poiché doveva uscire con la sua amica, prevalse l’ istinto di cancellare quel
messaggio. Avrebbe potuto rispondere da sola a quella domanda…non ne volevo più
sapere di lei! Ero troppo deluso e non faceva per me...
Le due chiamate senza
risposta, tanto per cambiare ,erano di John. Il mio nullafacente buon amico
John era devoto al dio Bacco e allergico al lavoro. Questo lo capii quando dopo
nemmeno due giorni di lavoro il vecchio Tom voleva licenziarlo ed io realizzai
la pessima idea di farlo entrare nell’ azienda. L’ incudine era troppo dura e
le assi di legno troppo pesanti, quindi al ferro e al legno erano preferibili
birra e vodka secondo John. Praticamente eravamo l’ uno l’ opposto dell’ altro
ma fin dall’ asilo eravamo inseparabili. Quel ragazzo era l’ immagine dell’
allegria, non si poneva alcun problema nella vita se non come rimediare
alcolici da bere in allegria. Ovviamente le liti per questo non mancavano mai,
ma ogni volta tornavamo a sentirci dopo un paio di giorni come se non fosse
successo nulla. Se stavo male John era lì, se stavo bene pure…insomma lui c’
era sempre per me.
Abbandonai il
telefono sul comodino e dopo una doccia, seguita da un’ abbondante
colazione, infilai il pranzo, alcuni attrezzi e il mio libro di legge nel
borsone. Già…frequentavo l’ università e sfruttavo la pausa pranzo per portare
avanti il mio esame. La giornata era composta solo da ventiquattro ore
purtroppo! Lungo la strada tra gli alberi alti e il lago illuminato dalla prima
luce del sole il profumo dell’ estate in arrivo mi riempì i polmoni. Nonostante
la serenità che quell’ aria trasmetteva nella mia testa affiorava quel “Mi
manchi…” di Jane. Era sincera? Non direi…in varie occasioni aveva dimostrato di
non tener conto a quelle piccole premure e a quei gesti che avrebbero potuto
rendere speciale il nostro rapporto…se c’ era una cosa che detestavo, era
proprio questa sua plasticità! Avvolte pensavo che stava con me solo per creare
invidia nelle sue amiche visto il mio aspetto. Ho sempre creduto che la natura
per compensare il mio carattere scontroso verso molte ragazze, mi avesse dotato
di un aspetto attraente. Però pensavo anche che le ragazze che mi capitavano
davanti erano tutte deludenti, con la loro mentalità così plastica. Inoltre il
fatto che non esternavano i sentimenti in maniera netta e sincera confermava il
mio sconforto. Alla fine però, ero consapevole di essere romantico per natura.
Chissà se sarebbe arrivata la ragazza in grado di apprezzare questo mio lato,
che addirittura Jane aveva dimostrato reputare ingombrante. Proprio questa
esperienza con Jane aveva creato un ulteriore timore in me…il mio cuore temevo
avrebbe subito una chiusura e vista la delusione con Jane, essendo stata un
duro colpo, ero certo che avrei riaperto il mio cuore con molta difficoltà ad
una ragazza. Tuttavia, pur essendo caduto in una fase di sconforto tale da
chiudermi a riccio, dovevo cercare di far sopravvivere la piccola speranza
sull’ esistenza di una ragazza compatibile con il mio essere romantico. Non
potevo permettere al carattere materialista di Jane, che inizialmente credevo
diverso, di rendermi più freddo e chiuso. Anche se era davvero molto
debole, cm una candela accesa in una bufera, la mia speranza ancora resisteva...
Assorto tra i miei pensieri, godendomi comunque il tragitto tra gli alberi verdi che costeggiano il lago, arrivai fino all’ azienda. Il vecchio Tom era li ad aspettarmi e come ogni mattina mi salutò con affetto “Buongiorno ragazzo! Andiamo nel mio ufficio ci aspetta un buon caffè caldo…”. Gli sorrisi e risposi con giovialità “Buongiorno Tom! Con molto piacere…poggio la borsa e arrivo!”. Entrai nel suo familiare ufficio e mi offrì il solito e gustoso caffè delle sei. Fin da quando ero piccolo era sempre stato gentile con me e a sedici anni mi prese a lavorare con lui il pomeriggio, mentre frequentavo la scuola al mattino. Dovevo molto a quell’ anziano e robusto uomo che, non avendo né figli né nipoti, mi aveva sempre voluto molto bene e stimato. Mi aveva insegnato un lavoro alla perfezione e mi aveva dato la possibilità di sistemare la situazione economica in casa con un buono stipendio.
Usciti dall’ ufficio, nel piazzale circondato da verdi alberi davanti l’
azienda, vidi Nick, il mio simpatico socio sul lavoro di quarant’ anni, ormai
mio amico. Ammiravo Nick per la stupenda famiglia che aveva costruito. Fin da
giovanissimo era sempre stato con sua moglie Elisabeth e si erano sempre amati
tantissimo, mettendo al mondo tre bellissimi figli. Erano tanto
innamorati ,una coppia molto unita. Desideravo anche io una famiglia come la
sua…e se fosse arrivata quella ragazza, che speravo esistesse, che avesse
apprezzato il mio lato romantico e la voglia di costruire pian piano un legame
intenso sulla base del nostro amore, allora sarebbe stato possibile averne una
stupenda come Nick. Mentre lo salutavo la voce del vecchio Tom tuonò alle
nostre spalle “ Nick aiuta Erik a caricare le tavole di legno sul pick-up.
Dobbiamo correre a prendere la fornitura di vernice al paese dove ci aspetta
John...oggi abbiamo un lavoro da svolgere a casa di Anne…”.Assorto tra i miei pensieri, godendomi comunque il tragitto tra gli alberi verdi che costeggiano il lago, arrivai fino all’ azienda. Il vecchio Tom era li ad aspettarmi e come ogni mattina mi salutò con affetto “Buongiorno ragazzo! Andiamo nel mio ufficio ci aspetta un buon caffè caldo…”. Gli sorrisi e risposi con giovialità “Buongiorno Tom! Con molto piacere…poggio la borsa e arrivo!”. Entrai nel suo familiare ufficio e mi offrì il solito e gustoso caffè delle sei. Fin da quando ero piccolo era sempre stato gentile con me e a sedici anni mi prese a lavorare con lui il pomeriggio, mentre frequentavo la scuola al mattino. Dovevo molto a quell’ anziano e robusto uomo che, non avendo né figli né nipoti, mi aveva sempre voluto molto bene e stimato. Mi aveva insegnato un lavoro alla perfezione e mi aveva dato la possibilità di sistemare la situazione economica in casa con un buono stipendio.
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