domenica 15 gennaio 2012

Capitolo 9: - Una serata da dimenticare - S.


Camminavo velocemente lungo il sentiero poco illuminato, senza badare troppo a dove mettessi i piedi. Avevo gli occhi colmi di lacrime, ma la rabbia che provavo in quel momento, mi impediva, con tutte le mie forze, di farle scendere giù a rigarmi il viso. L’unica cosa che desideravo, era tornare a casa, evitare le domande di zia Anne, e correre nella mia stanza ad isolarmi dal resto del mondo. Come potevo essere stata così stupida? E pensare che mi stava anche piacendo la serata con John! Ovviamente il fatto che avesse insistito con il brindisi, non mi aveva affatto entusiasmata , anzi, da sempre avevo detestato i ragazzi che per confessare l’attrazione per una ragazza, si davano coraggio con gli alcolici. Ma d’altronde, aveva organizzato tutto nei dettagli ed era stato davvero galante.. Che sciocca a credere che fosse sincero! Dalle ultime rivelazioni, John aveva fatto le sue avance anche alla ragazza di Erik.. e questo aveva suscitato la gelosia e il risentimento del suo amico, al punto da spingerlo ad intromettersi durante la cena.. Come dargli torto… ma perché aveva dovuto offendermi a quel modo? Non c’era bisogno che dicesse apertamente che non gli piacevo! Avevo già capito dal primo giorno, che per lui ero invisibile!
E non capivo neppure perché John aveva dovuto accusare Erik di averci provato con me…
Con lo sguardo basso a fissare il nulla, mi domandavo cosa avesse questa Jane più di me: sicuramente aveva il vantaggio di conoscere entrambi da più tempo e senza dubbio era una bella ragazza.. Stavo cadendo nella disperazione più profonda, ma era inutile pormi a paragone con lei: eravamo molto diverse, e non solo per l’aspetto esteriore.. avrei giurato di avere qualità che lei non aveva e viceversa. Sentii d’improvviso, un rumore alle mie spalle e mi voltai di scatto, impaurita. Non c’era nulla, o forse erano solo le lacrime ad offuscarmi la vista. Continuai ad avanzare, non poteva mancare molto fino a casa. Poi, sentii chiaramente delle risate e dei mormorii, sempre più vicini.  Mi sforzavo di capire da dove provenissero quelle voci e quelle risatine voltandomi in continuazione, ma era tardi: vidi di fronte a me quattro ragazzi che camminavano barcollando e spingendosi a vicenda. Mi fermai di colpo e cercai di trovare in fretta un modo per non farmi notare: mi voltai sulla destra e presi seriamente in considerazione l’idea di nascondermi dietro un albero. Fu inutile..
“Guardate un po’ cosa abbiamo qui!” disse il primo, sulla sinistra, facendo cadere a terra la bottiglia di birra ormai vuota.
“Wow! Ciao bellissima! Hai indossato questo bel vestitino rosa per noi?” disse l’altro con il cappellino mentre rideva divertito. Gli altri due, che ridevano a loro volta, mi circondarono. Cercai di divincolarmi e a voce alta dissi: “Lasciatemi stare! Lasciatemi passare!” ero davvero impaurita e nonostante la situazione fosse complicata, pensai a quanto quella serata fosse un disastro e che sarebbe potuta finire anche peggio di lì a poco.
“Vogliamo solo divertirci con te, tesoro” mi sorrise quello più alto, facendomi l’occhiolino. E ancor prima che potesse poggiare la sua mano sulla mia spalla, urlai e nello stesso istante mi si parò davanti Erik. Cosa ci faceva lì? Gli ero grata per essere lì in quel momento ma.. mi stava seguendo?
“Buonasera ragazzi.. non vi ho mai visto da queste parti.. siete turisti?” Erik era calmo e aveva assunto un tono autoritario.
“è la tua ragazza biondino?” disse uno di quei ragazzi ubriachi- “non stavamo facendo nulla di male”
“Oh ne sono sicuro, altrimenti dovreste vedervela con me” cosa stava facendo? Erik era solo e loro erano in quattro, non poteva affrontarli!
Uno di quelli, guardò i suoi amici e disse “Ragazzi, lo avete visto? È convinto di poterci dire cosa dobbiamo fare” e scoppiò a ridere in una risata sonora. Ma Erik continuò: “Dovreste lasciarci passare.. sapete, ho chiamato la polizia e sta arrivando una volante.. Fossi in voi, me la darei a gambe levate” e sorrise maliziosamente.
“Cosa hai fatto??” quello che parlò era seriamente preoccupato ma si avvicinò ad Erik e lo afferrò per un braccio: Erik era muscoloso, ma quel ragazzo era davvero molto alto e io, impaurita per quello che stava per succedere, chiusi gli occhi ed urlai. Il ragazzo alto chiuse i pugni e… improvvisamente si sentirono le sirene della polizia e tra le fronde degli alberi, si intravedevano le luci intermittenti della volante. Il ragazzo più basso lo prese per una spalla e agitato gli disse: “Dobbiamo andare, forza Mike.. non ho alcuna intenzione di passare la notte in gattabuia” lo scosse e l’altro, dopo aver lanciato un’occhiataccia ad Erik, si decise ad allontanarsi “Reputati fortunato biondino!” e insieme agli altri iniziò a correre tra gli alberi, nella direzione opposta alla sirena della polizia. Erik si voltò verso di me e con fare gentile mi poggiò le mani sulle spalle, mi guardò preoccupato negli occhi e disse: “Stai bene Thea?” Per alcuni istanti lo fissai a bocca aperta, temevo che si fosse fermato il cuore, ma era la prima volta che lo vedevo da così vicino : i suoi lineamenti perfetti, le sue labbra definite, i suoi occhi piccoli e dalle sfumature grigio-azzurre, sembravano di ghiaccio.. era stupendo! Sentii un brivido percorrermi la schiena mentre le sue mani calde toccavano le mie spalle nude per tranquillizzarmi. Ma eccolo riaffiorare, il ricordo fresco di poco prima, dove le sue parole così dure mi avevano offesa. Mi liberai dal suo gesto di conforto, abbassando lo sguardo.. sembrava impossibile che quelle parole aspre le avesse dette lui, lui che sembrava un angelo..
Portandomi le mani al viso, asciugai le lacrime che oramai non ero più riuscita a trattenere e con voce tremante ma decisa gli urlai “Cosa ci fai qui Erik? Cosa te ne frega di salvarmi da un gruppo di ragazzi ubriachi?” Provò ad avvicinarsi di nuovo ma lo scostai, e con il viso carico di sincero dispiacere ammise: “Mi dispiace così tanto per le mie parole di poco fa.. Credimi Thea, io le ho dette senza pensarci e in un momento di rabbia.. ti ho seguita perché volevo assicurarmi che tu tornassi sana e salva a casa, ma ero altrettanto consapevole che tu non volessi vedermi..”
“Lascia stare le scuse Erik.. – dissi scuotendo la testa- tu non mi devi niente! Anzi, dovresti essere con la tua ragazza ora, invece di salvare una stupida ragazza invisibile ai tuoi occhi come me!” Le lacrime mi sgorgarono copiosamente sul finire delle mie parole.
“Thea ma cosa stai dicendo?” rimase senza parole per un lungo, interminabile minuto, poi aggiunse: “la mia ragazza? Io non ce l’ho più una ragazza! E poi.. tu.. tu non sei invisibile per me” lo guardai negli occhi. Mi guardava di rimando come se avesse appena rivelato a me e a se stesso qualcosa che non si aspettava, ma io volevo solo scappare via.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare Jane solo perché il tuo amico John ci ha provato con lei…mi sento così ridicola!” iniziai a correre, ma lui mi raggiunse e mi prese dolcemente per un braccio. I suoi occhi erano lucidi: “Non è come credi.. io e Jane non stiamo insieme da un po’ ormai..” Lo guardai stavolta con disprezzo: “ Ma dove trovi il coraggio di mentirmi? Vi divertite tanto voi ragazzi di qui a raccontare balle? Prima John, ora tu!” Abbassò lo sguardo, si passò una mano nei capelli e disse: “Devi credermi, non ti sto mentendo Thea.. è che tu sei arrivata in un momento sbagliato della mia vita.. sono dispiaciuto per l’atteggiamento di John e non ti nego che ha sorpreso anche me questa volta, ma non ti sto mentendo..” non osava più fissarmi. “Permettimi di accompagnarti a casa, solo questo chiedo”.
Alzai lo sguardo e intravidi le luci di casa di Anne, non mancava molto: “Sono praticamente arrivata.. Credo che tu debba chiarirti con il tuo amico e con la tua ragazza… ah – mi voltai verso di lui, senza guardarlo- grazie dell’aiuto.” Mi girai, iniziai a camminare e gli sentii dire “Di nulla.. ‘Notte Thea”.
Accelerai il passo domandandomi se Erik mi avrebbe seguita; nonostante gli avessi detto di non farlo, non mi dispiaceva l’idea che lui si preoccupasse e vegliasse su di me. Ad ogni modo, non avrei dovuto più avere a che fare con lui, e tanto meno con John. Arrivata nel vialetto di Anne, cercai di ricompormi.. dovevo avere un aspetto orribile con gli occhi gonfi e arrossati per il pianto, così dopo averli asciugati, presi le chiavi di casa dalla borsetta, ed entrai dal retro della casa..
“Althea sei tu? – la voce di mia zia sembrava preoccupata, poi mi raggiunse in fretta dalla stanza vicina e mi abbracciò più forte che poté – oh, tesoro, sei tornata! Ero così preoccupata!”
“Zia, non dovevi aspettarmi sveglia..” la rassicurai, ma mi interruppi non appena vidi sbucare John con lo sguardo preoccupato. “Cosa diavolo ci fai qui?!”
“Thea! Oddio che spavento che mi sono preso! Ho provato a raggiungerti e a cercarti ma non sapevo quale sentiero avessi imboccato e volevo assicurarmi che tornassi a casa..” non lo lasciai finire: “Esci fuori da questa casa, non voglio vederti mai più!”
Zia Anne rimase a bocca aperta: “Ragazzi calma! Ma cos’è successo? John cosa hai combinato?” si rivolse a lui visto che io lo guardavo con occhi pieni di rancore.
“Credimi Anne, vorrei saperlo anch’io.. Io e Althea stavamo trascorrendo una piacevole serata insieme, come ti stavo raccontando poco fa,  ma poi è arrivato Erik e ha rovinato tutto!”
“Erik? Che cosa ci centra Erik?”
“è venuto ad accusarmi di averci provato con Jane, ma io sono come un fratello per lui, non mi sarei mai azzardato. E poi quella ragazza proprio non mi interessa, giuro!”
Anne ci guardava come se fosse assurdo ciò che stava ascoltando, ma io parlai prima che lei chiedesse conferma delle sue parole: “Non mi fido di te, John.. e non mi fido neppure di Erik! Mi ero illusa che avrei trascorso una serata serena con te, ma mi sono sbagliata” – e mentre lui si avvicinò per prendermi una mano- “non toccarmi! Lasciami in pace!” e corsi verso le scale.
“Ti prego Thea, parliamone.. non sono mai stato così sincero in vita mia, fidati di me!” continuava ad implorarmi. In cima alle scale, sentii Anne dire “John forse è il caso che tu vada adesso.. se è vero ciò che dici, sono certa che lei capirà.. dalle tempo giovanotto..”
Aprendo la porta della mia stanza mi dissi che non era questione di tempo.. entrambi mi avevano mentito spudoratamente e avevano perso la mia fiducia.
Mi buttai sul letto esausta e affondai il volto nel cuscino.. volevo dimenticare tutta quella serata! Sentii vibrare il cellulare.. sapevo che era Claire, ma non volevo parlare con nessuno in quel momento, quindi spensi il telefono e mi isolai da tutto e tutti..

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