domenica 15 gennaio 2012

CAPITOLO 8: – Impeto di gelosia – G.

La mattinata trascorsa all’ azienda fu davvero dura, sia per il troppo lavoro che per l’ atmosfera che si era creata tra me e John, quindi durante la pausa del primo pomeriggio mi concentrai sugli studi. Nonostante fossi determinato nello studiare almeno un capitolo, le pagine del mio libro di legge si fecero sempre più pesanti, poiché ora avevo due problemi che ingombravano la mia mente: uno era legato a Jane e l’ altro a John...insomma mi sentivo deluso sia in amore che nell’ amicizia. Immerso tra mille pensieri provai a concentrarmi ma ad ogni paragrafo letto piombavo nello sconforto, poiché a breve avrei dovuto affrontare l’ esame ma in quelle condizioni non combinavo nulla. La mia attenzione poi partì del tutto non appena vidi, dalla panchina su cui stavo, Jane che entrava nell’ azienda portando gli ordini che Tom aveva fatto al bar in cui lei lavorava. Questo fu il minimo, poiché il mio risentimento verso John e Jane aumentò appena li vidi camminare insieme parlando. Girarono l’ angolo dietro la falegnameria e per diversi minuti che sembravano un’ eternità rimasi a fissare il punto da cui sarebbero ricomparsi, divorato da una rabbia fuori controllo. Al termine di quel periodo interminabile di tempo vidi Jane filare fuori dall’ azienda velocemente, così gettai il libro e mi precipitai in direzione della falegnameria per affrontare John. Feci alcuni passi ma Tom mi chiamò dal suo ufficio e mi affidò il compito di andare immediatamente al paese con il pick-up per ritirare alcuni suoi ordini, così decisi che avrei parlato con il mio amico al ritorno. Purtroppo la faccenda si dimostrò essere più lunga del previsto e quando ritornai all’ azienda non c’ era più alcuna traccia di John.Scaricai nervosamente la merce dal pick-up e la sistemai con Nick nel magazzino; poi essendosi fatto tardi mi incamminai verso casa, pensando alla mia prossima azione: dovevo fare luce su molte questioni! Non volendo chiamare John al telefono, poiché ero certo avremmo solo peggiorato la situazione e vista la mia rabbia non era il caso, optai per una soluzione alternativa ma altrettanto sgradevole...telefonare a Jane... Realizzai che l’ idea di chiamare Jane mi infastidiva parecchio, ma da qualche parte dovevo iniziare, quindi trassi un respiro profondo e con molta fatica feci scorrere i nomi sulla rubrica. Con gran coraggio schiacciai il bottone verde del mio cellulare e durante quei lunghi interminabili squilli avevo pensato seriamente di riagganciare, ma Jane rispose dopo un po’ “Erik...ciao...come stai?” voleva farmi credere fosse sorpresa di sentirmi, ma non lo era affatto, la conoscevo bene. “Con chi sei e dove ti trovi?” domandai deciso, poiché non potevo di certo essere dolce e gentile con la rabbia che avevo dentro. “Ehi calmo...mi trovo al lago e fino a due minuti fa passeggiavo con Thea. Perché vuoi saperlo?” Jane era dolce nelle sue parole e questo mi infastidiva ancora di più, così tagliai corto chiedendole “Che ti ha detto oggi John?” Dall’ altra parte del telefono sentii una risatina maliziosa e una risposta che mi fece davvero saltare i nervi “Niente di che Erik...mi ha solo chiesto di dividere il suo caffè insieme, così ci siamo appartati per scambiare qualche parola, su come stavamo e quando organizzarci per uscire...cosa c’è? Qualcosa non va?” Rimasi in silenzio mentre le parole di Jane martellavano sul mio cuore e nella mia mente, così dopo qualche secondo di riflessione risposi freddamente “No no è tutto apposto...a parte il comportamento schifoso tuo e di John ovvio...buona passeggiata Jane!” Agganciai il telefono senza nemmeno attendere la sua risposta. Pazzesco! John faceva avance alla mia ex ragazza, oltre ad avermi accusato la sera prima do voler intralciare le sue iniziative con Althea. L’ unico modo per fare luce su quanto stava accadendo era parlare con John, quindi appena fui a casa mangiai qualcosa in fretta e mi misi in cammino verso l’ abitazione del mio amico. Appena raggiunsi la piccola villa, vidi John in lontananza trafficare accanto al suo scooter, così mi nascosi ed attesi di vedere la sua prossima mossa. Era intento a sistemare due sacche e vestiva in maniera insolita, elegante, con un paio di pantaloni vellutati scuri, una camicia bianca e scarpe lucide. Conoscendolo aveva un incontro con una ragazza, anche perché erano quasi le otto e mezza di sera ed era palese che non avrebbe cenato in casa. Dopo circa dieci minuti John partì e si mosse in direzione del lago...Jane si trovava al lago! Stava forse andando da lei? Per una cosa simile non lo avrei mai perdonato! Non c’ era tempo per pensare, dovevo solo correre fino al lago, trovarlo e vedere che intenzioni aveva. Scelsi di raggiungerlo di nascosto passando per il bosco, poiché la strada era più breve e sopraelevata e avrei visto i suoi spostamenti meglio, essendo a piedi. Mentre scendevo a passi veloci per la discesa alberata, notai un puntino rosso vicino al cancello di Anne e dopo altri cinque minuti di corsa realizzai, come avevo immaginato, che era lo scooter di John. In quel momento non c’ era anima viva, così mi nascosi tra i robusti cespugli a meno di cento metri dalla casa e dopo pochi minuti di pazienza John uscì dal cancello, ma non era solo...era con Althea! Mi appiattii contro il terreno sia per non essere scoperto, sia per lo shock, non sapevo cosa fare e ancora più drammatico non sapevo cosa provavo! Mi venne in mente il viso imbarazzato di Althea quando gli cadde il beauty pochi giorni prima, la sua bellezza quando uscì sotto la luce del tramonto per salutarci quel medesimo giorno, la cena da sua zia, il suo sorriso e la nostra conversazione sul lago...ero in uno stato indescrivibile, non sapevo cosa pensare né di me stesso né della situazione, ma dovevo mantenere la calma per forza o sarebbe successo solo di peggio... I due ragazzi si mossero lungo la riva del lago e quando mi affacciai per vederli notai la grazia con cui passeggiava Althea, con quel suo vestitino rosa che gli stava a pennello e i capelli stupendi che le scendevano lungo le spalle. Non avrei mai pensato che vederla in compagnia di un altro ragazzo mi avrebbe fatto questo effetto, nonostante fin da subito avessi notato molte caratteristiche positive. Non riuscivo a muovermi, ma ero obbligato a seguirli, così mi feci coraggio e sgattaiolai di lato tra i cespugli e gli alberi, nella loro direzione. Si fermarono e chiacchierarono sul posto per qualche istante, con John che gesticolava e indicava qua e là, poi ripresero a camminare. Dopo un bel tratto di strada si fermarono e vidi che John tirò fuori dalle sacche un comodo plaid, una tovaglia, dei tovaglioli, due bottiglie e parecchie cose da mangiare...insomma aveva il necessario per una cena romantica con Althea!
Ora cosa dovevo fare? Interrompere tutto e picchiare John per fargli scontare tutto? Non era male come idea pensai...ma essendo appostato abbastanza vicino da poter sentire le loro conversazioni, decisi per l’ ennesima volta di mantenere i nervi saldi. Parlarono del panorama stupendo che li circondava e di come trascorrevano le giornate all’ inizio, poi John mentre mangiavano le raccontò alcune sue performance fantastiche con gli alcolici e tra un racconto e l’ altro tirava fuori battute a mio avviso pessime. Durante la loro chiacchierata notai un evidente imbarazzo da parte di Althea, che ebbe però occasione di parlare della sua vita in città mentre finivano di cenare. Al termine della cena John estrasse dalla sacca una bottiglia di vino, la stappò ed esclamò “Brindiamo a questa magica serata passata insieme Thea!” ma lei rispose “No, no ti ringrazio ma non bevo non mi piace...”  Lui, insistente come al solito, riempì un bicchiere, glielo porse e disse “Si vede che non l’ hai mai assaggiato...dai bevi un po’, tienimi compagnia durante il brindisi” ma lei non mutò la sua opinione “Ho detto di no John, poi non sono proprio abituata a bere e dopo dobbiamo fare un bel tratto di strada per tornare indietro...” Lui la guardò perplesso come se avesse detto un’ idiozia, poi alzò il bicchiere ed esclamò “Alla nostra splendida serata Thea!” e mandò giù tutto il bicchiere in un sorso; poi come avevo già immaginato, lo riempì di nuovo. Rinvigorito dalla sua benzina preferita, il mio amico prese coraggio e come se volesse creare un clima più intimo si avvicinò a lei dicendole “Sai Thea devo ammettere che sei proprio una bella ragazza” passò qualche secondo e lei rispose imbarazzata “Grazie...” Lui seguitò il suo discorso “Magari potremmo frequentarci un po’ più spesso, potremmo uscire insieme...sarebbe davvero fantastico stare con una ragazza come te”. Ero deluso e arrabbiato perché stava contemporaneamente facendo avance a Jane, la mia ex ragazza e ad Althea! Il suo comportamento mi aveva proprio irritato e non potevo sentire una parola di più...era davvero troppo! Prima che lei potesse dire qualcosa balzai in piedi e mi avvicinai silenziosamente, senza farmi scoprire ,e con voce fredda e calma dissi “Sei caduto davvero in basso...stavolta ne hai combinate troppe per poterci passare sopra...” entrambi balzarono in piedi spaventati come se avessero visto un fantasma e notai che John era davvero sorpreso oltre che spaventato, mentre Althea era immobile e senza parole. Continuai a parlare stavolta molto più arrabbiato e con disprezzo “Ti rendi conto del tuo comportamento pessimo? Prima fai avance a Jane e ora ad Althea, per non parlare di quanto sia stato menefreghista verso di me! Addirittura hai creduto che avessi intenzioni con questa qua! Ma dico, come ti viene in mente??” lui era impietrito e lei sconcertata e ferita. Io ed il mio amico ci lanciammo occhiatacce, poi lui aggiunse risentito “Non so che storie ti stai inventando ma mi stai dando fastidio! Stai davvero farneticando!”. Ora fu Althea a parlare che inorridita disse “Non voglio sentire una parola di più da nessuno dei due!” si girò e corse via disperata... John si avvicinò minaccioso e arrabbiato a me e urlò “Hai visto che hai combinato idiota? Ci ero praticamente riuscito con lei!” ma io con fare deciso lo afferrai per il collo della camicia e con voce tagliente lo avvertii “Attento John! Torna con i piedi per terra e non scaldarti troppo...lo sai che non ti conviene!” Il mio amico indietreggio di due passi incerto, come se non volesse alimentare quel litigio, mentre io rimasi immobile a squadrarlo; poi, dopo pochi secondi, mi voltai e corsi via... In mezzo a tutto quel disastro l’ unico mio pensiero adesso era...Althea...era fuggita via nell’ oscurità in direzione della sua casa e dovevo trovarla. Dovevo seguirla e vegliare su di lei, accertarmi che tornasse sana e salva a casa. La notte non si può mai sapere chi gira al lago e di certo non avrei mai lasciato sola lungo il tragitto quella ragazza così dolce , carina e graziosa. Quei tre aggettivi rimbombarono nella mia mente mentre correvo per trovarla e dopo poco vidi una figura camminare davanti a me, ma non potevo avvicinarmi dopo quella frecciata che le avevo lanciato, quindi la seguii da dietro i cespugli laterali come all’ andata. Sembrava affranta da come camminava ed io un po’ per preoccupazione un po’ perché attratto da lei la seguivo con lo sguardo, pronto ad intervenire in caso di emergenza. Durante il tragitto sentivo di non poterla lasciare da sola! Fu quasi un istinto quello di vegliare sulla sua incolumità...inoltre ero terribilmente dispiaciuto e mi sentivo in colpa per quelle parole da me pronunciate nell’impeto del mio risentimento, che sapevo l’ avevano ferita...

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