lunedì 16 gennaio 2012

Il Concordia come il Titanic..

Titanic 1912 - Concordia 2012
Era il 1912 quando il famoso transatlantico britannico si scagliò contro un iceberg e affondò nelle gelide acque dell'oceano Atlantico: l'impatto provocò l'apertura di alcune falde lungo la fiancata destra e affondò in 2 ore e 40 minuti, spezzandosi in due tronchi. In questa tragedia persero la vita 1523 persone sui 2223 passeggeri imbarcatisi nel porto di Southampton.
Per il capitano del Titanic, Edward J. Smith, questo viaggio costituiva il suo ultimo comando prima del pensionamento e poi avrebbe coronatola sua lunga e brillante carriera di ben 40 anni.
Cent'anni dopo, la nave da crociera Concordia, sinonimo di relax, bellezza e vacanza da sogno, urta contro le rocce sul fianco sinistro e resta semi affondata, ancorata alle stesse rocce e scogli dell'isola del Giglio, nell'arcipelago toscano. Pare che il comandante della nave, F. Schettino, avesse preso accordi con il sindaco dell'isola per un saluto con i passeggeri, per questo si sarebbe avvicinato alla costa. Mossa azzardata? Gesto avventato? Quali che siano le colpe e le scuse o attenuanti alla vicenda, trovo sia assurdo che dopo 100 anni, nel 2012 si possa verificare un simile disastro: nel 1912 non avevano binocoli e hanno avvistato l'iceberg a occhio nudo e troppo tardi, ma oggi con tutti i mezzi tecnologici, radar, satelliti e navigatori, probabilmente si poteva evitare. C'è chi parla di sfortuna, una sfortuna alle origini della vita di questo gigante del mare: sembra infatti che nel giorno dell'inaugurazione, la bottiglia di champagne atta a varare la nave, non si sia rotta, sinonimo questo di sfortuna. C'è da sottolineare il fatto che il capitano della nave Concordia, a differenza di quello del Titanic, abbia abbandonato il suo equipaggio tra i primi. Si contano purtroppo ben 5 morti sui 4000 passeggeri circa imbarcatisi a Civitavecchia, e altre 15 persone mancano all'appello. Nella speranza che queste persone possano salvarsi, possano resistere in queste terribili ore, non ci resta che pregare per il loro salvataggio.

domenica 15 gennaio 2012

CAPITOLO 10: - Un felice ritorno - G.


L’ unica mattina della settimana che avevamo libera stava sfumando e diventando improduttiva a causa dei troppi pensieri negativi che affollavano la mia mente. Ero davanti al mio libro ma non riuscivo affatto a concentrarmi e a trovare la forza per concludere quel capitolo, poiché notai che la mia mente era altrove e ogni singola parola diventava sempre più pesante. “Il parlamento” era il titolo e l’ argomento trattato nel capitolo, ma dopo aver alzato lo sguardo al cielo e lasciato la mia penna cadere sul tavolo, mi domandai come potevo imparare tutte quelle pagine fitte di nozioni se i miei pensieri non volevano lasciarmi in pace.. Mi alzai e mi buttai sul letto e quando chiusi gli occhi il mio pensiero era uno solo: Althea e l’ accaduto della sera prima. Erano passate meno di dodici ore da quando ci eravamo lasciati a pochi metri dal cancello di casa sua: io affranto e confuso, lei in lacrime. Avevo la sua immagine viva nella memoria, ricordavo alla perfezione ogni minimo dettaglio del momento in cui poggiai le mie mani sulle sue spalle scoperte, per rassicurarla poiché era spaventata. Ero a mezzo metro da lei e riuscii a notare i suoi lineamenti dolci e aggraziati, il suo nasino delicato e gli occhi scuri, stupendi, debolmente illuminati dalla luce artificiale e colmi di lacrime e spavento. I nostri sguardi si incrociarono per alcuni secondi e io ebbi un brivido, poiché erano espressivi e rispecchiavano il suo animo puro. Era davvero spaventata e affranta, tanto che il suo collo delicato tremava per i grossi respiri che traeva, nel tentativo di bloccare le lacrime, quindi mi sembrò il minimo rassicurarla. Quando poi scoppiò in lacrime per colpa mia, sentii il mio cuore sprofondare, perché mi ero reso conto di aver esagerato con il mio atteggiamento verso di lei, e subito dopo pensai di essermi meritato la sua reazione. Quando corse via, visto lo spiacevole accaduto con quei ragazzi, la seguii comunque e me ne andai solo dopo aver visto la sua chioma di capelli castani sparire dietro la porta secondaria della casa di Anne. Non potevo permettere a nessuno di toccarla, infatti pensai più volte a quanto fosse stato forte l’ istinto di seguirla di nascosto per appurare non le succedesse nulla. Era così aggraziata, delicata, stupenda...mai e poi mai avrei permesso a quel Mike di farle qualcosa! Mai visto né sentito nominare, ma se solo avesse provato ad avvicinarsi ancora a Thea, gli avrei fatto passare un brutto momento. Pensai ripetutamente a lei, a quanto mi avesse colpito e al fatto che credeva fosse invisibile ai miei occhi, quando in realtà era l’ esatto opposto. Realizzai di aver commesso gravi errori nei suoi confronti e di aver sbagliato completamente l’approccio, ma non mi buttai giù, così, visto che lo studio era andato a monte, decisi di fare luce su alcuni punti per riparare. Dopo le parole di Thea della sera precedente, che mi avevano fatto passare per bugiardo, uscii di casa con il sole che ormai era alto e batteva forte e mi incamminai in direzione del paese per raggiungere il bar dove lavorava Jane, poiché dovevo chiarire una volta per tutte il fatto che io e lei non avevamo più alcun legame sentimentale.
Velocemente raggiunsi il bar, entrai e subito notai Jane dietro il bancone vicino la macchina del caffè, con i capelli biondi raccolti con un fermaglio rosa intenta ad asciugare dei bicchieri. Mi avvicinai tranquillamente a lei e dissi in tono piatto come se fossi un normale cliente “Buongiorno”. Lei si voltò verso di me e sorridendo disse “Buongiorno Erik! Cosa vuoi, un caffè? Un cappuccino?” ed io fissando un punto nel vuoto dissi “Voglio la verità...” poi spostai il mio sguardo verso il suo, notando che i suoi occhi celesti avevano smesso di guardarmi con l’ interesse di una volta ormai da diverso tempo e seguitai “Girano voci che io e te stiamo ancora insieme...ne sai niente?” Il suo sorriso si fece beffardo e deformò il suo piccolo naso, poi rispose “Che vuoi che ne sappia io, la gente oltre a farneticare ha anche la lingua lunga...” ed io con voce decisa dissi “Non c’ è più niente tra noi due! E non voglio più sentire voci assurde in merito! Sono stato chiaro?”  Per un attimo Jane mi fissò, inarcò le sue fine sopracciglia e disse lentamente e con voce bassa “Prenditela con chi ti ha detto simili cose...non con me!” poi tornò ad asciugare i bicchieri come se io non esistessi. All’ improvviso, dopo qualche secondo sembrò attratta da qualcosa alla porta del bar e in un lampo mi ritrovai le sue labbra stampate sulle mie, senza nemmeno avere il tempo di dire o fare qualcosa. Quel suo gesto mi infastidì molto, poi notando che fissava ancora la porta mi girai anche io e vidi...Althea! Era inorridita, con gli occhi spalancati e senza parole per ciò che aveva visto. Corse via senza pronunciare parola, quindi io mi voltai verso Jane e risposi al ghigno che mostrava con un’ occhiata torva e carica di rabbia e conclusi quella visita dicendo “Vedi di sparire dalla mia vita! E non provare a rovinarla!” Non avevo alternative...dovevo chiarirmi con Althea!
Correndo velocemente la raggiunsi e afferrai il suo braccio con presa sicura ma non dura, e ci ritrovammo faccia a faccia. “Thea aspetta devo spiegarti! Tra me e Jane è finita, ormai non voglio saperne più nulla di lei...” mi sbrigai a dire, ma lei sembrava davvero stanca delle mie parole, così pronunciò con tono stanco “Fai quello che vuoi...non mi interessa con chi stai o dove stai, non mi importa niente! Mi hai veramente stancato, vattene!”
“Althea...aspetta...”non feci in tempo a replicare che lei corse via e rimasi immobile, vuoto, con l’ animo a pezzi. Sentivo il mondo crollarmi addosso e non avevo la forza per reagire, così rimasi seduto su una panchina con lo sguardo fisso nel vuoto a formulare un piano per riparare. L’ unica soluzione era finire di parlare con Thea e cercare di convincerla, anche se ormai ai suoi occhi la mia credibilità era pari a zero.
Mi incamminai verso la casa sul lago, immaginando più volte nella mia testa la conversazione che avremmo potuto avere, anche se ero consapevole che con ampia probabilità sarei andato incontro ad un insuccesso. Dopo una rapida camminata entrai nel piccolo sentiero circondato dal verde che percorreva il giardino della casa sul lago e sulla porta identificai una serie di figure: Anne, Tom e un fattorino con dei fiori. Cosa ci faceva Tom lì? E quei fiori per chi erano? Quando giunsi alla porta, mentre il fattorino se ne andava, i due mi salutarono e scoprii che i fiori li aveva inviati John...inutile dire per chi erano. Quel ragazzo non voleva finire il suo doppio gioco a quanto pareva...era veramente decaduto ai miei occhi! Dopo averli salutati, chiesi di poter vedere Thea, ma Anne invitò sia me che Tom ad andare, poiché doveva aver intuito quanto fosse complicata la situazione.
Il mio tentativo di convincerla a farmi  salire in camera della nipote fu inutile, così decisi di non insistere più di tanto “Ok...ora vado perché non è il caso, ma al più presto devo parlare con Thea per una questione che tengo a precisare con lei...” e la zia mi rispose “Erik ti conosco bene e riesco a capire quanto sia sincera l’ importanza che dai al voler chiarire con mia nipote...però l’ho vista salire in camera sua in lacrime...credo sia il caso di lasciarle il suo spazio...tranquillo ci parlerò io... ”
In quel momento il mio cellulare squillò perché mia madre mi stava chiamando ed io risposi “Pronto mamma!?”
 “Erik vieni a casa di corsa...su forza è importante!”
 “E’ successo qualcosa di preoccupante?”
“Vieni e vedrai!” rispose mia madre ed io dissi subito “Arrivo immediatamente...tra poco sarò lì!”        
Salutai Anne e le dissi che sarei tornato presto per parlare con Thea e che dovevo correre a casa perché ero allarmato dalla chiamata frettolosa di mia madre. Purtroppo da quando mio padre aveva avuto quel terribile incidente sul lavoro non avevamo mai un attimo di pace in casa...successe tutto un maledetto giorno di  tre anni prima...
Mentre era intento ad allenare un cavallo nella scuderia nella quale lavorava, cadde e si ruppe la gamba, finendo così di lavorare a causa della poca mobilità che ora aveva. Anche per questo il lavoro che svolgevo da Tom era così importante per me!
Arrivai a casa il più velocemente possibile, tagliando per i boschi intorno al lago e lasciandomi alle spalle la casa di Anne, anche se i rimorsi e la voglia di volermi spiegare con Thea correvano alla mia stessa velocità e non mi abbandonavano mai.
Senza neanche suonare alla porta aprii con le mie chiavi e mi diressi subito in salotto dove sentivo delle voci e mentre entravo dissi “Mamma ma cosa è succ...” le mie parole si bloccarono all’ istante alla vista di...Vivien! I miei genitori mi avevano fatto una piacevolissima sorpresa!
La mia migliore amica, nonché figlia del mio caro amico Nick, era proprio lì davanti ai miei occhi, dopo tantissimo tempo che non la  vedevo! Il suo soggiorno in Italia era terminato...finalmente!
Aveva sempre coltivato un particolare interesse allo studio dell’ italiano, così i genitori le permisero di coronare questo suo sogno...ero felicissimo per lei ma mi era mancata proprio tanto...
L’ avevo da sempre considerata come una sorella, ci conoscevamo fin da quando eravamo piccoli e non avevamo mai avuto segreti noi due; poi essendo figlio unico avevo sempre dato massima importanza al nostro legame affettivo. Da quando era partita per l’ Italia la sentivo saltuariamente e sentendola molto entusiasta parlavamo quasi solo delle sue esperienze, dei luoghi stupendi che visitava, delle conoscenze che faceva, così, anche per non turbarla, l’avevo tenuta all’ oscuro dalle ultime vicende e da quanto mi avessero ferito.
“Non ci credo! Sei qui!” e corsi ad abbracciarla sorridendo e per la prima volta dopo giorni mi sentii davvero sollevato. Lei anche mi abbracciò dicendo “Si sono tornata, sono qui...come stai Erik?” ero immobile e senza parole, poi risposi “Devo raccontarti molte cose...e tu come stai Vivi?”
“Magnificamente! L’ Italia è davvero stupenda.. ho passato un periodo fantastico. Stavo giusto mostrando le foto ai tuoi genitori” disse la mia amica con espressione gioviale, quindi mi voltai e vidi i miei genitori che stavano sfogliando un album di fotografie.
“Deve essere stato proprio stupendo il tuo viaggio Vivien a giudicare dai posti che vedo nelle foto” mio padre era particolarmente attratto dai luoghi che ammirava tra le pagine di quell’ album, così io e Vivien ci avvicinammo a lui e tutti e quattro cominciammo una lunga conversazione sui posti visitati e sugli itinerari della mia amica. Inoltre, sapendo quanto ci avrei tenuto, mi regalò una maglia della nazionale italiana, un regalo che apprezzai tantissimo. Fu davvero un momento sereno che non avrei mai immaginato, visto lo stato in cui mi trovavo fino a pochi minuti prima. In quei momenti di allegria mi sentii davvero meglio, perché nonostante tutto ora avevo una certezza: Vivien.
Al termine della conversazione io e lei ci spostammo in camera mia da soli, poi lei si mise seduta sul letto e io dietro la scrivania “ Vedo che la tua camera è sempre uguale Erik” esclamò Vivien sorridente. La sua risata si spense appena vide il mio sguardo serio e lei parve cogliere all’ istante le mie preoccupazioni, tanto che si alzò in piedi e avvicinandosi disse “Raccontami di te ora. Cosa hai fatto in tutto questo tempo?”
Silenzio. Si sentiva solo il ticchettio del mio orologio.
Poi, dopo aver riordinato tutte le mie idee, cominciai a parlarle “Io e Jane abbiamo troncato la nostra storia. Negli ultimi tempi era diventata troppo superficiale e non dava nemmeno più importanza a ciò che facevo per lei, così ora non stiamo più insieme. E’ stato un periodo durissimo e le ferite me le porto dentro ancora aperte; ho passato intere notti insonne e momenti in cui la mia testa era davvero altrove. Credimi è stata dura...” approfondii il motivo per cui ci eravamo lasciati, la delusione e il modo in cui mi ero sentito ferito e notai che la mia amica era rimasta particolarmente sorpresa, ma non delusa della notizia orribile. Dopotutto io e Jane eravamo una coppia invidiata per la nostra unione ed era plausibile che Vivien non si sarebbe mai aspettata una simile notizia, nonostante sapessi che lei non aveva mai nutrito grossa simpatia nei confronti della mia ormai ex ragazza. A un certo punto però mi interruppe “Non hai intenzione di rimetterti con lei? Se vuoi posso parlarci io per saperne di più...” lo disse d’amica, lo avrebbe fatto davvero pur di vedermi felice, ma io risposi “No, non ne ho alcuna intenzione soprattutto per i suoi ultimi comportamenti. Vedi, lei oltre ad avermi ferito e aver voluto la fine della nostra storia, sta anche cercando di intralciare la mia vita. Mi spiego meglio: nonostante le mie ferite siano profonde, c’ è una ragazza che mi ha colpito particolarmente e Jane dopo averlo capito, ha sempre cercato di alimentare incomprensioni e problemi. E come se non bastasse mi ha fatto litigare anche con John, perché sembrano avere un interesse reciproco.”
“Hai litigato anche con John? Non me la sarei mai aspettata da lui una simile pugnalata. E questa nuova ragazza invece chi è?” la mia amica sembrava incuriosita e pensierosa allo stesso tempo, così continuai il mio racconto per fare luce sui suoi dubbi “ Si chiama Althea, è la nipote di Anne, dovresti vederla ha un viso d’ angelo e un carattere stupendo. Purtroppo i miei comportamenti con lei non sono stati perfetti all’ inizio per via dei pensieri legati a Jane, così ora sto facendo fatica a farle capire il mio interesse. Sono davvero confuso credimi, ma c’ è qualcosa in quella ragazza che mi dice di dover seguitare. A parte questo, anche John sembra essere molto interessato a Thea, tanto da averla portata a cena fuori sul lago. Le regala persino dei fiori! Il mio amico John sta facendo un doppio gioco spaventoso! Praticamente sia per colpa sua, che di Jane, ora mi ritrovo in una situazione pessima con Thea. Sono stato uno sciocco ad aver nascosto ciò che pensavo su di lei.”
Vivien era davvero fra mille pensieri, stava massacrando con le dita i suoi ricci biondi e sembrava presa da una vera e propria meditazione. Ci fu un po’ di silenzio al termine del quale si voltò verso di me e parlò “Jane sicuramente sta facendo di tutto per intralciarti i piani per gelosia, ne sono certa, ma John...come può fare una simile cosa? Io credo ci sia dell’ altro da svelare su di lui.. per quanto possa essere strano, non penso arrivi a tanto.”
Avevo mille pensieri sovrapposti, si aggrovigliavano come le onde di un oceano in tempesta, senza lasciarmi il tempo di prenderli e sistemarli uno alla volta. “John, da quando abbiamo conosciuto Thea, è davvero cambiato...mai avrebbe fatto cose simili nei miei confronti per una ragazza. Addirittura ha detto di non avvicinarmi a lei perché era un suo obbiettivo e nel mentre ci stava provando anche con Jane! Sapeva bene quanto stavo soffrendo e nonostante ciò ha fatto di tutto per peggiorare la mia posizione. Ha davvero superato ogni limite!” con un po’ di rabbia e risentimento tirai fuori queste pesanti parole. Vivien cercava di elaborare i pezzi di questa storia abbondantemente intrecciata, poi riprese con il discorso e sembrava pensasse ad alta voce “No.. non posso credere che John sia arrivato a tanto! Devi assolutamente parlargli. Ora però sono proprio curiosa di saperne di più riguardo questa Althea...chissà chi è questa ragazza in grado di far girare la testa addirittura all’ impassibile Erik!” e concluse con una risata.
“Impassibile...sarà questo ad avermi rovinato tutto” borbottai in maniera confusa mentre scarabocchiavo un foglio sulla scrivania. “Ma dai Erik lo so che dentro non ti sfugge nulla e sei tutt’ altro che impassibile...su, chi può saperlo meglio di me? Ti conosco da quando eravamo nella culla praticamente. Ora devi solo pensare a sistemare con questa ragazza e lasciare che John e Jane rimangano a bollire nel loro brodo...” aggiunse quindi decisa Vivien.
Aveva proprio ragione pensai, poi continuai il discorso spiegandole i problemi  relativi al riappacificarmi con Thea “Ma si, hai ragione, però c’è dell’altro..  io e John abbiamo avuto una lite violenta davanti a lei perché ho fatto irruzione durante la loro cena al lago. Sono venute fuori parecchie cose che l’ hanno ferita durante la litigata, così davanti a lei sono passato come un tipo freddo, bugiardo e sgarbato” quindi Vivien aggiunse con sarcasmo “Altri lati carini oltre questi?”
“Dai non sono in vena di battute...comunque quel che è peggio riguarda Jane. Oggi sono andato al bar per chiarire che io e lei non stavamo più insieme e che non volevo si sapesse in giro il contrario e all’ improvviso mi ha baciato perché ha visto Thea sulla porta. Ovviamente potrai immaginare come si sia sentita presa in giro da me dopo quella scena...” aggiunsi con rabbia e dispiacere, tanto che buttai a terra la penna con il foglio ormai pieno di forme geometriche senza senso. “Al diavolo Jane! Ma cosa ha deciso? di rovinarmi la vita dopo tutto ciò che è successo tra noi? Non mi sta proprio bene il suo comportamento!”
Vivien mi sorrise in maniera confortante dicendo “Su non pensarci proprio a lei...cerca di far capire a Thea come sei davvero. Deve ricredersi sul fatto che sei freddo, bugiardo, sgarbato e antipatico. Sii te stesso insomma, senza nascondere troppo le tue emozioni e vedrai che riuscirai a sistemare.”
Aveva di nuovo ragione, tanto per cambiare, così annuendo aggiunsi “Ok...hai ragione. Comunque il fatto che sono antipatico lo hai aggiunto tu. Io mi ero fermato a sgarbato”
“Si lo ho aggiunto e lo confermo...e tanto per la cronaca io ho sempre ragione!” disse Vivien ridendo, così a quel punto presi una maglietta che era nei paraggi e gliela tirai ridendo per la prima volta dopo tanto tempo.
“I tuoi modi non sono cambiati vedo! Comunque ora devo tornare a casa...che fai mi accompagni? Una camminata ti farà bene...” mi propose la mia amica ed io accettai perché in effetti avevo voglia di stare un altro po’ con lei a parlare. Mi sentivo meglio ora e sapevo di poter contare sulla mia migliore amica e sulla sua vicinanza di nuovo in questo triste periodo.
Ci incamminammo verso casa sua e durante il tragitto presi a parlare con entusiasmo di Thea descrivendola nei dettagli, tanto che  aumentò in lei la curiosità di farne la conoscenza. Entrammo poi nel piccolo viale di mattoni costeggiato da fiori di casa Johnson e lì mi si gelò davvero il sangue per il quadretto che mi trovai davanti: Elisabeth era sull’ uscio della porta con...Althea!
“Vivi, Erik..  guardate che gentile che è stata Anne! Ha fatto portare a sua nipote una torta di mele fatta da lei per il ritorno tuo dall’ Italia. A proposito Thea ti presento mia figlia” esordì la moglie di Nick, gioviale. Vivien era molto sorridente, e dopo avermi dato una sbirciatina complice, si avvicinò a Thea e con allegria le tese la mano “Piacere di conoscerti Thea”.. 

Capitolo 9: - Una serata da dimenticare - S.


Camminavo velocemente lungo il sentiero poco illuminato, senza badare troppo a dove mettessi i piedi. Avevo gli occhi colmi di lacrime, ma la rabbia che provavo in quel momento, mi impediva, con tutte le mie forze, di farle scendere giù a rigarmi il viso. L’unica cosa che desideravo, era tornare a casa, evitare le domande di zia Anne, e correre nella mia stanza ad isolarmi dal resto del mondo. Come potevo essere stata così stupida? E pensare che mi stava anche piacendo la serata con John! Ovviamente il fatto che avesse insistito con il brindisi, non mi aveva affatto entusiasmata , anzi, da sempre avevo detestato i ragazzi che per confessare l’attrazione per una ragazza, si davano coraggio con gli alcolici. Ma d’altronde, aveva organizzato tutto nei dettagli ed era stato davvero galante.. Che sciocca a credere che fosse sincero! Dalle ultime rivelazioni, John aveva fatto le sue avance anche alla ragazza di Erik.. e questo aveva suscitato la gelosia e il risentimento del suo amico, al punto da spingerlo ad intromettersi durante la cena.. Come dargli torto… ma perché aveva dovuto offendermi a quel modo? Non c’era bisogno che dicesse apertamente che non gli piacevo! Avevo già capito dal primo giorno, che per lui ero invisibile!
E non capivo neppure perché John aveva dovuto accusare Erik di averci provato con me…
Con lo sguardo basso a fissare il nulla, mi domandavo cosa avesse questa Jane più di me: sicuramente aveva il vantaggio di conoscere entrambi da più tempo e senza dubbio era una bella ragazza.. Stavo cadendo nella disperazione più profonda, ma era inutile pormi a paragone con lei: eravamo molto diverse, e non solo per l’aspetto esteriore.. avrei giurato di avere qualità che lei non aveva e viceversa. Sentii d’improvviso, un rumore alle mie spalle e mi voltai di scatto, impaurita. Non c’era nulla, o forse erano solo le lacrime ad offuscarmi la vista. Continuai ad avanzare, non poteva mancare molto fino a casa. Poi, sentii chiaramente delle risate e dei mormorii, sempre più vicini.  Mi sforzavo di capire da dove provenissero quelle voci e quelle risatine voltandomi in continuazione, ma era tardi: vidi di fronte a me quattro ragazzi che camminavano barcollando e spingendosi a vicenda. Mi fermai di colpo e cercai di trovare in fretta un modo per non farmi notare: mi voltai sulla destra e presi seriamente in considerazione l’idea di nascondermi dietro un albero. Fu inutile..
“Guardate un po’ cosa abbiamo qui!” disse il primo, sulla sinistra, facendo cadere a terra la bottiglia di birra ormai vuota.
“Wow! Ciao bellissima! Hai indossato questo bel vestitino rosa per noi?” disse l’altro con il cappellino mentre rideva divertito. Gli altri due, che ridevano a loro volta, mi circondarono. Cercai di divincolarmi e a voce alta dissi: “Lasciatemi stare! Lasciatemi passare!” ero davvero impaurita e nonostante la situazione fosse complicata, pensai a quanto quella serata fosse un disastro e che sarebbe potuta finire anche peggio di lì a poco.
“Vogliamo solo divertirci con te, tesoro” mi sorrise quello più alto, facendomi l’occhiolino. E ancor prima che potesse poggiare la sua mano sulla mia spalla, urlai e nello stesso istante mi si parò davanti Erik. Cosa ci faceva lì? Gli ero grata per essere lì in quel momento ma.. mi stava seguendo?
“Buonasera ragazzi.. non vi ho mai visto da queste parti.. siete turisti?” Erik era calmo e aveva assunto un tono autoritario.
“è la tua ragazza biondino?” disse uno di quei ragazzi ubriachi- “non stavamo facendo nulla di male”
“Oh ne sono sicuro, altrimenti dovreste vedervela con me” cosa stava facendo? Erik era solo e loro erano in quattro, non poteva affrontarli!
Uno di quelli, guardò i suoi amici e disse “Ragazzi, lo avete visto? È convinto di poterci dire cosa dobbiamo fare” e scoppiò a ridere in una risata sonora. Ma Erik continuò: “Dovreste lasciarci passare.. sapete, ho chiamato la polizia e sta arrivando una volante.. Fossi in voi, me la darei a gambe levate” e sorrise maliziosamente.
“Cosa hai fatto??” quello che parlò era seriamente preoccupato ma si avvicinò ad Erik e lo afferrò per un braccio: Erik era muscoloso, ma quel ragazzo era davvero molto alto e io, impaurita per quello che stava per succedere, chiusi gli occhi ed urlai. Il ragazzo alto chiuse i pugni e… improvvisamente si sentirono le sirene della polizia e tra le fronde degli alberi, si intravedevano le luci intermittenti della volante. Il ragazzo più basso lo prese per una spalla e agitato gli disse: “Dobbiamo andare, forza Mike.. non ho alcuna intenzione di passare la notte in gattabuia” lo scosse e l’altro, dopo aver lanciato un’occhiataccia ad Erik, si decise ad allontanarsi “Reputati fortunato biondino!” e insieme agli altri iniziò a correre tra gli alberi, nella direzione opposta alla sirena della polizia. Erik si voltò verso di me e con fare gentile mi poggiò le mani sulle spalle, mi guardò preoccupato negli occhi e disse: “Stai bene Thea?” Per alcuni istanti lo fissai a bocca aperta, temevo che si fosse fermato il cuore, ma era la prima volta che lo vedevo da così vicino : i suoi lineamenti perfetti, le sue labbra definite, i suoi occhi piccoli e dalle sfumature grigio-azzurre, sembravano di ghiaccio.. era stupendo! Sentii un brivido percorrermi la schiena mentre le sue mani calde toccavano le mie spalle nude per tranquillizzarmi. Ma eccolo riaffiorare, il ricordo fresco di poco prima, dove le sue parole così dure mi avevano offesa. Mi liberai dal suo gesto di conforto, abbassando lo sguardo.. sembrava impossibile che quelle parole aspre le avesse dette lui, lui che sembrava un angelo..
Portandomi le mani al viso, asciugai le lacrime che oramai non ero più riuscita a trattenere e con voce tremante ma decisa gli urlai “Cosa ci fai qui Erik? Cosa te ne frega di salvarmi da un gruppo di ragazzi ubriachi?” Provò ad avvicinarsi di nuovo ma lo scostai, e con il viso carico di sincero dispiacere ammise: “Mi dispiace così tanto per le mie parole di poco fa.. Credimi Thea, io le ho dette senza pensarci e in un momento di rabbia.. ti ho seguita perché volevo assicurarmi che tu tornassi sana e salva a casa, ma ero altrettanto consapevole che tu non volessi vedermi..”
“Lascia stare le scuse Erik.. – dissi scuotendo la testa- tu non mi devi niente! Anzi, dovresti essere con la tua ragazza ora, invece di salvare una stupida ragazza invisibile ai tuoi occhi come me!” Le lacrime mi sgorgarono copiosamente sul finire delle mie parole.
“Thea ma cosa stai dicendo?” rimase senza parole per un lungo, interminabile minuto, poi aggiunse: “la mia ragazza? Io non ce l’ho più una ragazza! E poi.. tu.. tu non sei invisibile per me” lo guardai negli occhi. Mi guardava di rimando come se avesse appena rivelato a me e a se stesso qualcosa che non si aspettava, ma io volevo solo scappare via.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare Jane solo perché il tuo amico John ci ha provato con lei…mi sento così ridicola!” iniziai a correre, ma lui mi raggiunse e mi prese dolcemente per un braccio. I suoi occhi erano lucidi: “Non è come credi.. io e Jane non stiamo insieme da un po’ ormai..” Lo guardai stavolta con disprezzo: “ Ma dove trovi il coraggio di mentirmi? Vi divertite tanto voi ragazzi di qui a raccontare balle? Prima John, ora tu!” Abbassò lo sguardo, si passò una mano nei capelli e disse: “Devi credermi, non ti sto mentendo Thea.. è che tu sei arrivata in un momento sbagliato della mia vita.. sono dispiaciuto per l’atteggiamento di John e non ti nego che ha sorpreso anche me questa volta, ma non ti sto mentendo..” non osava più fissarmi. “Permettimi di accompagnarti a casa, solo questo chiedo”.
Alzai lo sguardo e intravidi le luci di casa di Anne, non mancava molto: “Sono praticamente arrivata.. Credo che tu debba chiarirti con il tuo amico e con la tua ragazza… ah – mi voltai verso di lui, senza guardarlo- grazie dell’aiuto.” Mi girai, iniziai a camminare e gli sentii dire “Di nulla.. ‘Notte Thea”.
Accelerai il passo domandandomi se Erik mi avrebbe seguita; nonostante gli avessi detto di non farlo, non mi dispiaceva l’idea che lui si preoccupasse e vegliasse su di me. Ad ogni modo, non avrei dovuto più avere a che fare con lui, e tanto meno con John. Arrivata nel vialetto di Anne, cercai di ricompormi.. dovevo avere un aspetto orribile con gli occhi gonfi e arrossati per il pianto, così dopo averli asciugati, presi le chiavi di casa dalla borsetta, ed entrai dal retro della casa..
“Althea sei tu? – la voce di mia zia sembrava preoccupata, poi mi raggiunse in fretta dalla stanza vicina e mi abbracciò più forte che poté – oh, tesoro, sei tornata! Ero così preoccupata!”
“Zia, non dovevi aspettarmi sveglia..” la rassicurai, ma mi interruppi non appena vidi sbucare John con lo sguardo preoccupato. “Cosa diavolo ci fai qui?!”
“Thea! Oddio che spavento che mi sono preso! Ho provato a raggiungerti e a cercarti ma non sapevo quale sentiero avessi imboccato e volevo assicurarmi che tornassi a casa..” non lo lasciai finire: “Esci fuori da questa casa, non voglio vederti mai più!”
Zia Anne rimase a bocca aperta: “Ragazzi calma! Ma cos’è successo? John cosa hai combinato?” si rivolse a lui visto che io lo guardavo con occhi pieni di rancore.
“Credimi Anne, vorrei saperlo anch’io.. Io e Althea stavamo trascorrendo una piacevole serata insieme, come ti stavo raccontando poco fa,  ma poi è arrivato Erik e ha rovinato tutto!”
“Erik? Che cosa ci centra Erik?”
“è venuto ad accusarmi di averci provato con Jane, ma io sono come un fratello per lui, non mi sarei mai azzardato. E poi quella ragazza proprio non mi interessa, giuro!”
Anne ci guardava come se fosse assurdo ciò che stava ascoltando, ma io parlai prima che lei chiedesse conferma delle sue parole: “Non mi fido di te, John.. e non mi fido neppure di Erik! Mi ero illusa che avrei trascorso una serata serena con te, ma mi sono sbagliata” – e mentre lui si avvicinò per prendermi una mano- “non toccarmi! Lasciami in pace!” e corsi verso le scale.
“Ti prego Thea, parliamone.. non sono mai stato così sincero in vita mia, fidati di me!” continuava ad implorarmi. In cima alle scale, sentii Anne dire “John forse è il caso che tu vada adesso.. se è vero ciò che dici, sono certa che lei capirà.. dalle tempo giovanotto..”
Aprendo la porta della mia stanza mi dissi che non era questione di tempo.. entrambi mi avevano mentito spudoratamente e avevano perso la mia fiducia.
Mi buttai sul letto esausta e affondai il volto nel cuscino.. volevo dimenticare tutta quella serata! Sentii vibrare il cellulare.. sapevo che era Claire, ma non volevo parlare con nessuno in quel momento, quindi spensi il telefono e mi isolai da tutto e tutti..

CAPITOLO 8: – Impeto di gelosia – G.

La mattinata trascorsa all’ azienda fu davvero dura, sia per il troppo lavoro che per l’ atmosfera che si era creata tra me e John, quindi durante la pausa del primo pomeriggio mi concentrai sugli studi. Nonostante fossi determinato nello studiare almeno un capitolo, le pagine del mio libro di legge si fecero sempre più pesanti, poiché ora avevo due problemi che ingombravano la mia mente: uno era legato a Jane e l’ altro a John...insomma mi sentivo deluso sia in amore che nell’ amicizia. Immerso tra mille pensieri provai a concentrarmi ma ad ogni paragrafo letto piombavo nello sconforto, poiché a breve avrei dovuto affrontare l’ esame ma in quelle condizioni non combinavo nulla. La mia attenzione poi partì del tutto non appena vidi, dalla panchina su cui stavo, Jane che entrava nell’ azienda portando gli ordini che Tom aveva fatto al bar in cui lei lavorava. Questo fu il minimo, poiché il mio risentimento verso John e Jane aumentò appena li vidi camminare insieme parlando. Girarono l’ angolo dietro la falegnameria e per diversi minuti che sembravano un’ eternità rimasi a fissare il punto da cui sarebbero ricomparsi, divorato da una rabbia fuori controllo. Al termine di quel periodo interminabile di tempo vidi Jane filare fuori dall’ azienda velocemente, così gettai il libro e mi precipitai in direzione della falegnameria per affrontare John. Feci alcuni passi ma Tom mi chiamò dal suo ufficio e mi affidò il compito di andare immediatamente al paese con il pick-up per ritirare alcuni suoi ordini, così decisi che avrei parlato con il mio amico al ritorno. Purtroppo la faccenda si dimostrò essere più lunga del previsto e quando ritornai all’ azienda non c’ era più alcuna traccia di John.Scaricai nervosamente la merce dal pick-up e la sistemai con Nick nel magazzino; poi essendosi fatto tardi mi incamminai verso casa, pensando alla mia prossima azione: dovevo fare luce su molte questioni! Non volendo chiamare John al telefono, poiché ero certo avremmo solo peggiorato la situazione e vista la mia rabbia non era il caso, optai per una soluzione alternativa ma altrettanto sgradevole...telefonare a Jane... Realizzai che l’ idea di chiamare Jane mi infastidiva parecchio, ma da qualche parte dovevo iniziare, quindi trassi un respiro profondo e con molta fatica feci scorrere i nomi sulla rubrica. Con gran coraggio schiacciai il bottone verde del mio cellulare e durante quei lunghi interminabili squilli avevo pensato seriamente di riagganciare, ma Jane rispose dopo un po’ “Erik...ciao...come stai?” voleva farmi credere fosse sorpresa di sentirmi, ma non lo era affatto, la conoscevo bene. “Con chi sei e dove ti trovi?” domandai deciso, poiché non potevo di certo essere dolce e gentile con la rabbia che avevo dentro. “Ehi calmo...mi trovo al lago e fino a due minuti fa passeggiavo con Thea. Perché vuoi saperlo?” Jane era dolce nelle sue parole e questo mi infastidiva ancora di più, così tagliai corto chiedendole “Che ti ha detto oggi John?” Dall’ altra parte del telefono sentii una risatina maliziosa e una risposta che mi fece davvero saltare i nervi “Niente di che Erik...mi ha solo chiesto di dividere il suo caffè insieme, così ci siamo appartati per scambiare qualche parola, su come stavamo e quando organizzarci per uscire...cosa c’è? Qualcosa non va?” Rimasi in silenzio mentre le parole di Jane martellavano sul mio cuore e nella mia mente, così dopo qualche secondo di riflessione risposi freddamente “No no è tutto apposto...a parte il comportamento schifoso tuo e di John ovvio...buona passeggiata Jane!” Agganciai il telefono senza nemmeno attendere la sua risposta. Pazzesco! John faceva avance alla mia ex ragazza, oltre ad avermi accusato la sera prima do voler intralciare le sue iniziative con Althea. L’ unico modo per fare luce su quanto stava accadendo era parlare con John, quindi appena fui a casa mangiai qualcosa in fretta e mi misi in cammino verso l’ abitazione del mio amico. Appena raggiunsi la piccola villa, vidi John in lontananza trafficare accanto al suo scooter, così mi nascosi ed attesi di vedere la sua prossima mossa. Era intento a sistemare due sacche e vestiva in maniera insolita, elegante, con un paio di pantaloni vellutati scuri, una camicia bianca e scarpe lucide. Conoscendolo aveva un incontro con una ragazza, anche perché erano quasi le otto e mezza di sera ed era palese che non avrebbe cenato in casa. Dopo circa dieci minuti John partì e si mosse in direzione del lago...Jane si trovava al lago! Stava forse andando da lei? Per una cosa simile non lo avrei mai perdonato! Non c’ era tempo per pensare, dovevo solo correre fino al lago, trovarlo e vedere che intenzioni aveva. Scelsi di raggiungerlo di nascosto passando per il bosco, poiché la strada era più breve e sopraelevata e avrei visto i suoi spostamenti meglio, essendo a piedi. Mentre scendevo a passi veloci per la discesa alberata, notai un puntino rosso vicino al cancello di Anne e dopo altri cinque minuti di corsa realizzai, come avevo immaginato, che era lo scooter di John. In quel momento non c’ era anima viva, così mi nascosi tra i robusti cespugli a meno di cento metri dalla casa e dopo pochi minuti di pazienza John uscì dal cancello, ma non era solo...era con Althea! Mi appiattii contro il terreno sia per non essere scoperto, sia per lo shock, non sapevo cosa fare e ancora più drammatico non sapevo cosa provavo! Mi venne in mente il viso imbarazzato di Althea quando gli cadde il beauty pochi giorni prima, la sua bellezza quando uscì sotto la luce del tramonto per salutarci quel medesimo giorno, la cena da sua zia, il suo sorriso e la nostra conversazione sul lago...ero in uno stato indescrivibile, non sapevo cosa pensare né di me stesso né della situazione, ma dovevo mantenere la calma per forza o sarebbe successo solo di peggio... I due ragazzi si mossero lungo la riva del lago e quando mi affacciai per vederli notai la grazia con cui passeggiava Althea, con quel suo vestitino rosa che gli stava a pennello e i capelli stupendi che le scendevano lungo le spalle. Non avrei mai pensato che vederla in compagnia di un altro ragazzo mi avrebbe fatto questo effetto, nonostante fin da subito avessi notato molte caratteristiche positive. Non riuscivo a muovermi, ma ero obbligato a seguirli, così mi feci coraggio e sgattaiolai di lato tra i cespugli e gli alberi, nella loro direzione. Si fermarono e chiacchierarono sul posto per qualche istante, con John che gesticolava e indicava qua e là, poi ripresero a camminare. Dopo un bel tratto di strada si fermarono e vidi che John tirò fuori dalle sacche un comodo plaid, una tovaglia, dei tovaglioli, due bottiglie e parecchie cose da mangiare...insomma aveva il necessario per una cena romantica con Althea!
Ora cosa dovevo fare? Interrompere tutto e picchiare John per fargli scontare tutto? Non era male come idea pensai...ma essendo appostato abbastanza vicino da poter sentire le loro conversazioni, decisi per l’ ennesima volta di mantenere i nervi saldi. Parlarono del panorama stupendo che li circondava e di come trascorrevano le giornate all’ inizio, poi John mentre mangiavano le raccontò alcune sue performance fantastiche con gli alcolici e tra un racconto e l’ altro tirava fuori battute a mio avviso pessime. Durante la loro chiacchierata notai un evidente imbarazzo da parte di Althea, che ebbe però occasione di parlare della sua vita in città mentre finivano di cenare. Al termine della cena John estrasse dalla sacca una bottiglia di vino, la stappò ed esclamò “Brindiamo a questa magica serata passata insieme Thea!” ma lei rispose “No, no ti ringrazio ma non bevo non mi piace...”  Lui, insistente come al solito, riempì un bicchiere, glielo porse e disse “Si vede che non l’ hai mai assaggiato...dai bevi un po’, tienimi compagnia durante il brindisi” ma lei non mutò la sua opinione “Ho detto di no John, poi non sono proprio abituata a bere e dopo dobbiamo fare un bel tratto di strada per tornare indietro...” Lui la guardò perplesso come se avesse detto un’ idiozia, poi alzò il bicchiere ed esclamò “Alla nostra splendida serata Thea!” e mandò giù tutto il bicchiere in un sorso; poi come avevo già immaginato, lo riempì di nuovo. Rinvigorito dalla sua benzina preferita, il mio amico prese coraggio e come se volesse creare un clima più intimo si avvicinò a lei dicendole “Sai Thea devo ammettere che sei proprio una bella ragazza” passò qualche secondo e lei rispose imbarazzata “Grazie...” Lui seguitò il suo discorso “Magari potremmo frequentarci un po’ più spesso, potremmo uscire insieme...sarebbe davvero fantastico stare con una ragazza come te”. Ero deluso e arrabbiato perché stava contemporaneamente facendo avance a Jane, la mia ex ragazza e ad Althea! Il suo comportamento mi aveva proprio irritato e non potevo sentire una parola di più...era davvero troppo! Prima che lei potesse dire qualcosa balzai in piedi e mi avvicinai silenziosamente, senza farmi scoprire ,e con voce fredda e calma dissi “Sei caduto davvero in basso...stavolta ne hai combinate troppe per poterci passare sopra...” entrambi balzarono in piedi spaventati come se avessero visto un fantasma e notai che John era davvero sorpreso oltre che spaventato, mentre Althea era immobile e senza parole. Continuai a parlare stavolta molto più arrabbiato e con disprezzo “Ti rendi conto del tuo comportamento pessimo? Prima fai avance a Jane e ora ad Althea, per non parlare di quanto sia stato menefreghista verso di me! Addirittura hai creduto che avessi intenzioni con questa qua! Ma dico, come ti viene in mente??” lui era impietrito e lei sconcertata e ferita. Io ed il mio amico ci lanciammo occhiatacce, poi lui aggiunse risentito “Non so che storie ti stai inventando ma mi stai dando fastidio! Stai davvero farneticando!”. Ora fu Althea a parlare che inorridita disse “Non voglio sentire una parola di più da nessuno dei due!” si girò e corse via disperata... John si avvicinò minaccioso e arrabbiato a me e urlò “Hai visto che hai combinato idiota? Ci ero praticamente riuscito con lei!” ma io con fare deciso lo afferrai per il collo della camicia e con voce tagliente lo avvertii “Attento John! Torna con i piedi per terra e non scaldarti troppo...lo sai che non ti conviene!” Il mio amico indietreggio di due passi incerto, come se non volesse alimentare quel litigio, mentre io rimasi immobile a squadrarlo; poi, dopo pochi secondi, mi voltai e corsi via... In mezzo a tutto quel disastro l’ unico mio pensiero adesso era...Althea...era fuggita via nell’ oscurità in direzione della sua casa e dovevo trovarla. Dovevo seguirla e vegliare su di lei, accertarmi che tornasse sana e salva a casa. La notte non si può mai sapere chi gira al lago e di certo non avrei mai lasciato sola lungo il tragitto quella ragazza così dolce , carina e graziosa. Quei tre aggettivi rimbombarono nella mia mente mentre correvo per trovarla e dopo poco vidi una figura camminare davanti a me, ma non potevo avvicinarmi dopo quella frecciata che le avevo lanciato, quindi la seguii da dietro i cespugli laterali come all’ andata. Sembrava affranta da come camminava ed io un po’ per preoccupazione un po’ perché attratto da lei la seguivo con lo sguardo, pronto ad intervenire in caso di emergenza. Durante il tragitto sentivo di non poterla lasciare da sola! Fu quasi un istinto quello di vegliare sulla sua incolumità...inoltre ero terribilmente dispiaciuto e mi sentivo in colpa per quelle parole da me pronunciate nell’impeto del mio risentimento, che sapevo l’ avevano ferita...

Winchester o Salvatore?

SUPERNATURAL
THE VAMPIRE DIARIES

Umani o Vampiri? I biondi o i bruni? Supernatural o The Vampire Diaries? Chi preferite?
Entrambe coppie di fratelli di bell'aspetto alle prese con demoni, vampiri, streghe.. chi sono? 

I Winchester:

Jared Padalecki è Sam.
- Sam = Nasce il 2 maggio del 1983 a Lawrence, Kansas, da John e Mary Winchester; ha un fratello, Dean, di quattro anni più grande. Quando Sam aveva precisamente 2 mesi, il 2 novembre '83, la madre è stata uccisa da un demone dagli occhi gialli. Questo evento segna profondamente le sorti della famiglia al punto tale che il padre decide di mettersi in viaggio per poter vendicare la moglie. Sam e Dean hanno trascorso tutta l'infanzia muovendosi di città in città, addestrati da John a cacciare il soprannaturale. Al contrario di Dean, Sam ha sempre preso sul serio la scuola ed è proprio grazie al consiglio di un insegnante che decide di abbandonare la famiglia per continuare gli studi. 

Jensen Ackles è Dean.
- Dean = Nasce il 24 gennaio 1979 a Lawrence, Kansas. Il nome Dean è stato scelto probabilmente per onorare quello della nonna materna, Deanna mentre quello di suo fratello Sam ricorda il nonno paterno, Samuel. All'età di 26 anni Dean è un cacciatore di creature soprannaturali come suo padre. Dopo la scomparsa improvvisa di quest'ultimo raggiunge Sam all'università di Stanford a bordo della sua Chevrolet Impala del '67 per convincerlo ad unirsi a lui e ad abbandonare l'università di Stanford. Dopo un weekend di vane ricerche, Sam esprime al fratello il suo desiderio di avere una vita normale, di laurearsi e dimenticare il passato, così Dean a malincuore lo riaccompagna a Stanford. Lì assisteranno alla morte della fidanzata di Sam, Jessica, nelle medesime circostanze del decesso della loro mamma. Spinto dal desiderio di vendetta si unisce a Dean nel suo viaggio per scovare nuovi demoni, per cercare il padre scomparso e vendicare la morte di Mary e Jess.


Paul Wesley è Stefan.
I Salvatore:

- Stefan = Nasce nel 1847; é il secondo e ultimo figlio di Giuseppe Salvatore. Nel 1864 conosce l'affascinante vampira Katherine Pierce. Sia Stefan che suo fratello maggiore, Damon, se ne innamorano ma i sentimenti di Stefan sono condizionati dal potere della vampira. Quando i fondatori della città di Mystic Falls scoprono l'esistenza dei vampiri, Katherine viene catturata mentre i fratelli Salvatore vengono uccisi. Con il sangue della vampira nelle vene, Stefan si risveglia in uno stato di transizione tra la morte e la trasformazione in vampiro. Dopo essersi nutrito di suo padre, costringe il fratello a trasformarsi: questo gesto ha rovinato per sempre il loro rapporto e Damon lo odia per avergli impedito di morire trasformandolo in un essere assetato di sangue.
Ian Somerhalder è Damon.

- Damon = Nasce nel 1841; è il figlio maggiore di Giuseppe, conte di Salvatore, di origini italiane. Sua madre, di origini francesi, a cui era molto legato, muore poco dopo la nascita di suo fratello Stefan. Aveva cominciato a frequentare l'università ma spesso si dedicava alla bella vita. Durante una delle sue visite a casa Salvatore, incontra Katherine, che inizia a corteggiare e di cui si innamora. Non appena scopre che lei è un vampiro, scambia con lei il suo sangue.Quando si trasformerà in vampiro, costretto a bere sangue dal fratello Stefan, accecato dall'odio e dal rancore, insiste nel bere sangue umano. Cerca così di dimostrare che in lui non c'è traccia di umanità, ma quando conoscerà Elena, una ragazza di Mystic Falls identica a Katherine, non potrà fare a meno di mostrarsi vulnerabile.

 









domenica 1 gennaio 2012

Sherlock Holmes II - Gioco di Ombre



Dopo l'avvincente primo capitolo di questa nuova saga dedicata al detective più perspicace e burlone nato dalla penna di Conan Doyle, arriva nelle sale cinematografiche il secondo attesissimo film di Guy Ritchie,
"
Sherlock Holmes - Gioco di Ombre".


TRAMA: Bombe di supposta matrice anarchica esplodono a Strasburgo e a Vienna, uno scandalo investe un magnate indiano del cotone mentre un industriale americano dell'acciaio muore misteriosamente. Eventi casuali, senza connessione? Non secondo Sherlock Holmes (Robert Downey Jr.), che ha intuito dietro a tutto ciò un piano criminale, ideato dal professor Moriarty, uomo dall'intelligenza sopraffina e privo di qualsiasi coscienza morale. Holmes strappa dunque Watson (Jude Law) alla sua luna di miele con Mary e lo trascina a Parigi, in Germania e infine in Svizzera. La partita a scacchi con Moriarty è tesissima, la posta in gioco niente meno che il corso della Storia.