mercoledì 7 dicembre 2011

CAPITOLO 5: – Una visita inaspettata – S.



Stesa sul mio letto, osservavo i dettagli della stanza che zia Anne aveva preparato per me. I mobili in legno erano intagliati con motivi floreali; il letto sul quale avevo dormito la notte precedente, era comodissimo e   
posizionato accanto ad una bellissima vetrata che si affacciava sul lago; di fronte alla finestra, dall’altra parte della stanza, c’era un grande armadio che avevo già occupato con le mie cose, e subito sulla destra, una grande scrivania con lo specchio a muro, incastonato in una cornice color oro; sulla madia, di fronte al letto, invece, zia Anne aveva poggiato un lungo vaso con i tulipani del suo giardino, i miei fiori preferiti, che donavano alla stanza un piacevolissimo profumo.
Ero così rilassata distesa su quel letto che chiusi gli occhi e riempii a fondo i polmoni di quel profumo paradisiaco. Dalla vetrata, i primi raggi del sole del mattino filtravano nella stanza, oltrepassando le tendine a fiori celesti e rosa. Avevo riposato bene e soprattutto senza incubi. Probabilmente il merito era stato di Claire, con cui avevo chiacchierato a telefono per ben due ore prima di addormentarmi. Avevo voluto sapere da lei come stesse Matt: il mio migliore amico -mi piaceva ancora chiamarlo così- non stava passando un bel periodo.. quanto desideravo risentirlo, sentire la sua voce, confidarci come un tempo tutte le nostre piccole, grandi cose. Ma era tanto ormai che quel rapporto speciale tra noi si era incrinato e, forse, col tempo lui avrebbe smesso di stare male, di piangere per quel sentimento che io non potevo contraccambiare. Parlando con Claire, mi ero stupita di averle raccontato di quei due ragazzi, John ed Erik, che avevo incontrato il mio primo giorno a Crystal Lake. Provai un evidente imbarazzo al ricordo della mia sbadataggine nel momento in cui me li ero ritrovati di fronte nel salotto di zia Anne. Ero rimasta colpita dal fascino di quei due ragazzi , l’uno bruno e gli occhi scuri intensi, e l’altro biondo, col suo viso d’angelo, i lineamenti definiti e delicati. Eppure, in netto contrasto con l’ aspetto esteriore, il loro modo di essere si era rivelato alquanto deludente: John era il tipico ragazzo sfacciato che cerca solo di abbordare le belle ragazze, mentre Erik.. beh lui non rientrava in una categoria precisa; appariva freddo, quasi scocciato della mia presenza. Pensai che forse lo aveva infastidito il mio essere goffa e sbadata.. eppure nei suoi occhi chiari avevo scorto un lampo di luce nell’istante in cui aveva incrociato il mio sguardo, ma pochi istanti dopo erano tornati inespressivi, freddi, di ghiaccio e, potevo anche sbagliarmi, ma pareva volesse evitare di guardarmi. Claire aveva detto che forse era un tipo timido, ma temevo di essergli antipatica.
Ma poteva provare antipatia nei miei confronti, senza neppure conoscermi?
Forse avevo parlato poco, ma dopo quello che era successo dal ferramenta, non ero riuscita ad essere carina e a sorridere gentilmente; infatti il mio sorriso era stato parecchio forzato, specie nei riguardi di John.
Mi alzai dal letto controvoglia, ma ormai i pensieri avevano preso il sopravvento e continuare a rilassarmi pareva impossibile. Oltre le tendine della vetrata, intravidi uno strano luccichio, così mi avvicinai e scostai una tendina: la prima luce dell’alba si rifletteva debolmente sull’acqua del lago, sulle cime degli alberi che circondavano quella distesa e il tutto era un vero spettacolo per la vista. Era fantastico quel posto! Non vedevo l’ora di fare una passeggiata intorno al lago, così aprii l’armadio e presi un paio di pantaloncini bianchi con le cuciture rosa e una maglietta beige. Mi cambiai e, mentre infilavo le mie scarpette da ginnastica chiare, notai il cellulare spento sul comodino. Senza pensarci troppo, lo accesi e dopo pochi istanti arrivò un messaggio: era di Matt, dell’una e dieci minuti, dove c’era scritto ‘Ovunque tu sia, non smetto di pensarti.. spero che almeno tu stia bene.. ‘notte Thea’.  Matt… era lui… lasciai il telefono sul letto.. non potevo lasciarmi prendere dai sensi di colpa.
Attraversai il lungo corridoio, scesi giù per le scale e arrivai in salotto. Non poteva essere vero! Cosa diamine ci faceva John seduto al tavolo da pranzo a bere caffè caldo?
“Ehi Althea! Buongiorno!” mia zia mi sorrise.
John si voltò di scatto ed ecco il suo solito sorriso beffardo:
“Buongiorno, dormito bene?”. Lo ignorai e mi avvicinai a mia zia per darle un bacio sulla guancia:
“ ‘giorno zia Anne”.
“John è passato di qui perché aveva dimenticato la sua cassetta degli attrezzi ieri” –ma guarda un po’, pensai- “ed è stato così gentile da portarci i cornetti caldi per fare colazione”. In quell’istante il telefono di casa di Anne iniziò a squillare dal corridoio.
“oh, tesoro, accomodati pure.. ci sono succo d’arancia, latte e caffè; scegli pure ciò che preferisci.. Vado a rispondere, scusatemi” e sparì dietro l’angolo.
Non mi piaceva per niente l’idea di restare da sola in una stanza con quel John. Continuava a fissarmi, poi esordì : “Non ti siedi? Non sapevo quali gusti avessi per la colazione, così ho preso tutti i tipi di cornetti che avevano..”
Mi sedetti dall’altra parte del tavolo e presi una tazza con latte e caffè: “Cosa ci fai qui, John?”
Sembrava non si aspettasse quella domanda e ci mise un po’ per rispondere:
“Devi scusarmi… beh io credo che abbiamo cominciato la nostra conoscenza col piede sbagliato e vorrei scusarmi con te.. so di essere stato un perfetto idiota, ma vorrei che tu non ti facessi un’idea sbagliata su di me”.
“E perché tieni così tanto alla tua reputazione con me?” lo interruppi.
“Non si tratta di reputazione…è che mi piacerebbe conoscerti meglio” era così diverso rispetto al giorno precedente, sembrava così sincero e dispiaciuto.
Non sapevo cosa dire.. potevo fidarmi?
Rientrò zia Anne nel salotto con la sua eleganza innata e il suo dolce sorriso: “Ragazzi, ho delle novità! Mi ha telefonato la mia amica Elisabeth, la moglie di Nick” disse rivolgendosi a me per farmi capire “e ha avuto una splendida idea! Voleva invitarci a casa sua stasera per cena..ma poi ho pensato che visto che sei arrivata da poco mia cara, magari sarebbe bello invitare anche John ed Erik, così che tu possa farti degli amici” -sorrise entusiasta- “Che ne direste di una bella cena a casa mia stasera, tutti insieme? Così posso ringraziarvi tutti per l’ottimo lavoro che avete fatto ieri e festeggeremmo l’arrivo di Althea!”
John scoppiò a ridere: “Sarebbe grandioso, Anne!” ,poi rivolgendosi a me disse - “Sempre se per te non è un problema”.
E ora? Cosa avrei dovuto dire? Già mi immaginavo la cena con gente che non conoscevo e soprattutto l’imbarazzo che avrei provato nello stare allo stesso tavolo con Erik e John.
“Sei d’accordo, tesoro?” zia Anne aspettava una risposta. Non potevo dirle di no, in fondo lei lo stava facendo per me, per farmi ambientare..
Riuscii a dire “Certo!” e mi sforzai di sorridere all’idea di ciò che mi attendeva…

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