mercoledì 7 dicembre 2011

CAPITOLO 6: – Delusioni – G.



Anche quella dura giornata di lavoro era volta al termine e la solita passeggiata tra gli alberi, che mi conduceva verso casa, creava l’ atmosfera adatta per ammirare meglio il paesaggio. Ogni giorno realizzavo la fortuna di abitare in un simile posto immerso nel verde degli alberi che circondavano il lago piatto e scintillante, che appunto sembrava, come indicava il nome, proprio cristallino. Tuttavia, non mancavano nella mia mente quei pensieri neri legati alla delusione avuta con Jane, che continuavano a martellare la mia mente e il mio cuore a causa dei continui flashback. Mentre camminavo, ammirando il paesaggio e respirando la piacevole aria estiva, il cellulare squillò: era Nick. “Ehi Nick! Dimmi tutto...” risposi “Allora vuoi che per stasera passo a prenderti io tra un’ ora?” mi propose il mio amico ed io risposi “Tranquillo...scenderò al lago da solo a piedi. Stasera ho voglia di fare una passeggiata e poi da casa mia è abbastanza vicino”. “Come vuoi Erik. Allora ci vediamo tra un po’...Ciao!” concluse Nick ed io lo salutai “Ciao e grazie comunque della proposta...a dopo”.Effettivamente  avevo proprio voglia di scendere al lago a piedi, perché avevo preso gusto a camminare con quella splendida serata... La cena da Nick era saltata e al suo posto eravamo stati invitati da Anne a casa sua, poiché voleva ringraziarci del lavoro ed io accettai. Arrivato a casa, dopo una doccia tiepida molto rilassante, mi vestii indossando un pantalone corto di jeans e una camicia azzurra molto leggera, poi mi incamminai verso il lago in direzione della casa di Anne. La passeggiata fu davvero piacevole come mi aspettavo, ma quando giunsi al cancello della casa sul lago, la scena che mi trovai davanti eliminò il gusto che trovai nella passeggiata. Jane stava parlando con Anne e Althea proprio all’ entrata della casa...Questa proprio non ci voleva! Non potevo però sperare di non vederla mai visto che abitavamo nello stesso paese, ma trovarla lì fu davvero una doccia fredda! Appena diedi un saluto generale e molto freddo, la prima a parlare fu Anne: “Erik caro, Jane si stava domandando che fine avessi fatto e avendo saputo che avevi svolto un lavoro qui mi aveva chiesto di te...forse è meglio se vi lasci soli...ti aspettiamo dentro Erik! Jane se ci ripensi poi puoi fermarti per cena anche tu!” “Grazie Anne ma stasera non posso...” rispose comunque cordiale Jane a appena si furono allontanate si rivolse a me “Sei sparito...perchè? Io...io ho sofferto...” Notai che aveva cambiato umore all’ improvviso e appariva affranta e delusa...ma delusa di cosa? Io avevo dato il massimo nella nostra relazione e all’ inizio ero certo lei apprezzasse il mio atteggiamento nei suoi confronti, quindi ci credevo davvero nella nostra storia... “Pensi io non abbia sofferto?” risposi freddamente e poi seguitai “Io anche sono stato male molto...e la mia sofferenza deriva dalla tua noncuranza nei confronti delle mie attenzioni! Perché il tuo atteggiamento è cambiato così tanto?” Lei mi guardò negli occhi e consapevole di quanto mi avrebbe fatto male disse “Erik io non voglio una storia così intensa come vuoi tu...mi dispiace dovertelo dire, ma dovevo comunque cercare di staccarmi da te. A un certo punto mi sono resa conto di non essere pronta per una relazione simile e vedendo quanto erano serie le tue intenzioni dovevo fartelo capire in un modo o nell’ altro...però mi manchi lo stesso...” mi accarezzò il braccio, facendomi trasalire, poi mi abbracciò. Dentro di me ero a pezzi...ma realizzai quanto Jane fosse superficiale, quindi il mio dolore si tramutò quasi del tutto in delusione, la debolezza in rabbia. Potevo solo prendermela con me stesso per non aver compreso di aver aperto il cuore ad una ragazza che non faceva lo stesso con me. Tuttavia, fuori rimasi impassibile, un vero e proprio soldato in riga, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo volto all’ infinito che non ricambiava minimamente l’ abbraccio... Nonostante il brivido che trasmettevano le sue braccia attorno al mio collo, mi feci forza e dolcemente la staccai da me...non avevo né parole, né tanto meno la forza per farle uscire... Così lei aggiunse “Sono stata bene con te comunque...” e in automatico, ancor prima che la mia testa potesse formulare e filtrare le parole, dalla mia bocca uscì un sarcastico “Bella soddisfazione!”
In effetti Jane poteva risparmiarsi l’ ultima affermazione, poiché sembrava che avesse dato una scadenza alla nostra relazione, dato che il mio atteggiamento è sempre stato lo stesso nei suoi confronti, ma lei  aveva smesso di apprezzarlo... “Su Erik non fare così...ti chiedo solo una cosa...fatti sentire ogni tanto perché mi manchi! E non voglio che dopo tutto questo tempo tronchiamo ogni legame...” disse Jane. Era ridicolo! Ma cosa si aspettava ora da me?Sapevo solo due cose: primo avevo capito quanto bastava riguardo il mio dolore e la storia finita con Jane; secondo volevo finire quella conversazione che stava sfociando nell’ assurdo... “Non lo so Jane...sono confuso e sto male...di certo avrò bisogno di tempo per stare solo e al momento dubito che avrò voglia di cercarti...” sparai quella risposta, facendola rimanere senza parole. Jane tirò nei polmoni una grande boccata d’ aria e disse “Ok...posso immaginare come stai...però se vorrai sentirmi a me farà piacere...ora ti lascio, ti ho già trattenuto a lungo” stampò un bacio sulla mia guancia con tanto affetto e mi salutò “Ciao Erik...scusami se ora ti sto facendo male...forse sono io ad essere in difetto...spero comunque di sentirti presto”  Si voltò e prese a camminare mentre nella mia testa si davano battaglia il debole pensiero di fermarla e dirle quanto mi mancava e quello più prepotente di salutarla e lasciarla andare. Prevalse la seconda opzione così con voce bassa dissi “Ciao Jane...cerca di stare bene e non pensarmi...” ci salutammo con la mano entrambi con l’ animo a pezzi, poi entrai nel giardino di Anne e realizzai che mille sensazioni mi attanagliavano. Alla fine del sentiero verde entrai nella casa, accolto come sempre con grande entusiasmo da Anne. Notai che erano solo le sette e mezza di sera e che quindi ero l’ unico ospite ad essere arrivato, così mentre Anne uscì in giardino, mi ritrovai solo in cucina con Althea.
Notai con quale grazia stava asciugando i bicchieri, anche se era il momento meno opportuno per soffermarsi su un simile particolare visto il mio stato d’ animo. Si girò verso di me e ci scambiammo un lieve sorriso con una nota di imbarazzo, poi lei interruppe il silenzio e i miei pensieri domandandomi “Come va con il lavoro? Immagino sia molto faticoso...” ed io risposi “Va abbastanza bene grazie...si è impegnativo, soprattutto quando si tratta di eseguire velocemente gli ordini di Tom” lei sorrise timidamente ma divertita, poi continuai con un altro discorso “Mi dispiace se le nostre presentazioni non sono state delle migliori...” “Fa niente dai...” mi rispose ed io continuai dicendo “Come ti trovi a Crystal Lake?? Ti piace?” “Oh si molto!” dalla sua risposta capii che era davvero entusiasta di questo posto, così cominciai a parlargli del lago, delle mie avventure da bambino nei boschi e dei vari sentieri. Nonostante la mia aria triste e la voce piatta, a causa del dispiacere e della delusione di poco prima, avevo catturato l’ attenzione di Althea che esclamò “Deve essere proprio stupendo vivere in un posto simile!" Un po’ per non stare con le mani in mano, un po’ per distrarmi un altro po’ da quel dispiacere, mi alzai dalla sedia su cui mi ero poggiato e mi avvicinai a lei continuando il discorso “Si posso ritenermi soddisfatto del posto in cui vivo. Comunque passami i bicchieri e tutto il resto che li porto a tavola, così vi aiuto ad apparecchiare...” “Sei gentile Erik ma davvero non disturbarti...” disse Althea, ma avevo proprio bisogno di alzarmi a fare qualcosa per non cadere troppo nei pensieri neri, così presi alcuni bicchieri e dissi “Tranquilla...sono arrivato in anticipo quindi vi do una mano...” e lei si limitò a dirmi “Grazie Erik...” Mentre apparecchiavo la tavola scambiavo due parole con Anne e Althea, ma era davvero dura liberarsi di quei pensieri...mi sentivo proprio abbattuto! Sembrava non avessi più via d’ uscita dal labirinto di delusioni e sconforto in cui mi trovavo... Dopo pochissimo alle otto e 15 della sera circa, arrivarono tutti gli altri. Ci salutammo tutti e rividi con molto piacere Elizabeth che mi salutò calorosamente, ma notai che John aveva un atteggiamento strano, così mentre gli altri andarono in casa sorridendo allegramente lui mi prese da parte e mi colse di sorpresa “Erik da te non me l’ aspettavo! C’ ero prima io su Thea! Scommetto che sei venuto qui in anticipo apposta per provarci...” Ogni sua singola, ripugnante parola risuonò ostile nelle mie orecchie, ma rimasi muto a fissarlo senza espressione e dopo qualche secondo in cui mi concentrai per reprimere la calma dissi “Mi meraviglio che tu, sapendo tutta la mia situazione possa pensare una cosa simile. Inoltre per tua informazione poco fa ho parlato con Jane e ora sono alquanto abbattuto...quindi smettila con queste tue infondate supposizioni e lasciami in pace...”
Credevo che da buon amico come era mi avrebbe compreso, ma le sue parole confermarono il contrario “Tu pensa a stare alla larga da Thea e basta!” In un altro posto e con un altro stato d’ animo non gli avrei mai permesso una cosa simile, ma non ebbi il tempo di controbattere che già si era allontanato.
Entrai in casa anche io, ora con un problema ulteriore: John doveva essere impazzito, mi aspettavo comprensione e domande riguardo la conversazione con Jane, invece si era dimostrato menefreghista...senza contare che aveva proprio travisato le mie intenzioni! Chissà che strane idee gli frullavano per la testa... Passai tutta la cena conversando con gli invitati, tranne John e nonostante l’ atmosfera allegra i miei pensieri negativi prevalsero, portandomi ancora più lontano dalla serenità ormai scomparsa da molti giorni. Ero davvero infastidito dal modo di fare che John aveva con Althea e, anche se conoscevo pochissimo quella ragazza, notai anche dell’ imbarazzo in lei difronte alla sfacciataggine del mio amico. Inoltre, ogni volta che scambiavo due parole con Althea, John si metteva in mezzo e in un paio di occasioni fece anche battute fastidiose sul mio conto. Ero davvero furibondo con lui! La cena era deliziosa, tutta a base di prodotti di montagna, e quando mi complimentai con Anne e con Althea per l’ ottima cucina, John intervenne dicendo “Sapete Erik è negato in cucina, quindi dice così a chiunque gli metta davanti qualcosa di commestibile...”
Lo squadrai con aria di sfida e dagli occhi gli feci capire che avremmo risolto da soli, faccia a faccia, perché stavolta era davvero troppo! Oltre a non comprendere il mio dolore, mi ricopriva di intenzioni mai avute e, come se non bastasse, mi metteva in ridicolo con cattiveria. La serata sarebbe stata ottima se non fosse per i “piccoli” problemini causati prima da Jane, poi da John. Alla fine della serata, dopo aver gustato in giardino un’ ottima torta preparata da Althea, ci incamminammo verso casa. Al cancello ci salutammo tutti, tranne me e John, e notai che Althea mi salutò con un timido sorriso ed un cenno con la mano mentre mi allontanavo, così io ricambiai. Per concludere in bellezza John si sbrigò a tornare al cancello e sentii che disse alla ragazza, porgendole un foglietto piegato “Thea questo è il mio numero di cellulare così ci sentiremo per uscire...Buonanotte dolcezza!”La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola che John era già sul suo scooter, lasciandola di sasso, in balia di non so quali pensieri... Camminando nervosamente arrivai a casa in un baleno, tra mille pensieri pessimi, così pensai di risolvere il giorno dopo la questione con John, ma sperai comunque in una soluzione pacifica anche da parte sua. Jane mi aveva deluso ed ero scosso da ciò che mi aveva detto...ora anche il mio migliore amico mi feriva? E come poteva pensare che con un dolore sentimentale simile avrei fatto avance ad un’ altra ragazza? Con la mente tormentata, passai la notte sveglio...ero proprio distrutto e il sonno mancò al nostro appuntamento notturno..

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